Luciana Boccardi è una voce storica nell’ambito del giornalismo della moda, ma anche autrice di libri su argomenti disparati e una figura coinvolta nell’ambito sociale.
Luciana Boccardi e il nuovo libro
Nel suo ultimo lavoro, scritto per intrattenimento in questo periodo di lockdown, la Boccardi racconta la sua vita in una forma creativa ed ironica. “Burlesque”, così si intitola questo libro, che altro non è che un “dizionario surreale”, un compendio degli incontri e avvenimenti sociali della sua carriera citati in questo format ironico.
“Io ho vissuto la mia vita, tutta, ed è stata intensa avventurosa e surreale; recentemente con questo Covid ho deciso di ripassare la mia vita in modo più divertente possibile, tutte le persone che ho incontrato anche in modo particolare Beethoven o Chopin attraverso la loro musica, Hitler e Mussolini attraverso la radio quando ero bambina, quindi a tutti ho fatto dire qualcosa che magari non hanno mai detto, ho fatto delle gouache, dei disegni di questi personaggi”.
“Burlesque” è l’ultimo dei libri della Boccardi, che ha scritto un saggio sulla storia dei colori, e un volume sul suo incontro con Ingrid Bergman.
Sulla moda di adesso e lo specchio dei tempi
“La moda non è altro che lo specchio della nostra vita, e oggi cosa riflette? Incertezza, timore, voglia di normalità, che pare se ne sia andata” afferma Luciana Boccardi. “Non è vero che la moda la fanno gli stilisti, siamo noi che suggeriamo agli stilisti, basta guardare lo street fashion, si recepiva ciò che le persone chiedono, oggi c’è paura, incertezza, voglia di non cambiare tutto ogni due mesi”.
La minigonna e la donna odierna
Sul ruolo che la moda ha come specchio del sociale, e in particolare riguardo a un articolo storico :
“La minigonna è stata una protagonista della rivoluzione nel mondo della moda, ha avuto grandi meriti e grandi colpe; è un simbolo, è un articolo molto bello, ma qualche volta si esagera nei limiti che offre, una minigonna che tira fuori i glutei è e rimane una provocazione, è un atto studiato. Tutto quello che va nell’esagerazione può diventare uno strumento pericoloso, e la minigonna è uno strumento, di seduzione di protesta ma anche di provocazione; il provocare è qualcosa su cui stare attenti” commenta Luciana.
“Io per anni ho diretto un giornale, “Il Femminile”, giornale di punta negli anni di piombo quando il femminismo era pesante, io ero una volta da una parte e una dall’altra, ma sempre in prima linea; lo sarei ancora ma ora mi chiedono di moda, ma penso ci sia tanto di sbagliato con la donna oggi, è sbagliato il modo di fare la lotta per le donne” afferma grevemente La Boccardi.
“La lotta per la donna non si fa con le scarpette rosse e le bambole sui muri, le rivoluzioni non si fanno con questi oggetti, si fanno serie, costano, continuare a parlare è sacrosanto ma finché ci sono criminali, mentre li civilizziamo, cerchiamo di non lasciare le porte aperte di notte. Perché passa la nozione che bisogna affidarsi a un’azione puramente retorica e vuota per difendersi da criminali? Io credo che il rispetto non si può domandare, si deve ottenere”
Ultima nota, Luciana Boccardi chiede di portare attenzione al suo intervento sul caso Venezia. “Quello non è da ridere, neanche un po’” conclude con ironia la Boccardi.