Venezia Città Stato

Luciano Flor: medici specializzandi del primo anno al lavoro

I contrasti all'interno dell'ambiente sanitario derivano da un provvedimento di emergenza forzato per coprire le esigenze attuali

In questa seconda puntata di “Venezia Città Stato?” abbiamo come ospiti il Direttore Generale della Sanità della Regione Veneto, il dottor Luciano Flor e il presidente del Centro di Medicina, il dottor Vincenzo Papes.

Il conduttore Alfredo Aiello vuole capire i contrasti che si sono creati all’interno dell’ambiente sanitario a seguito del provvedimento regionale istituito che prevede la possibilità dei medici che si stanno specializzando nel primo anno di essere utilizzati al pronto soccorso, continuando il loro percorso formativo.

Luciano Flor – Direttore Generale Sanità Regione Veneto

“Guardate, il contrasto deriva dal fatto che noi abbiamo forzato un provvedimento di emergenza che non è un provvedimento di programmazione, è un provvedimento per coprire le esigenze attuali che hanno durata di tre anni.

Allora, dove noi dobbiamo coprire i turni e dobbiamo rinforzare con personale; prendiamo personale medico, laureato, a cui lo stato concede di fare il professionista e anche di fare la guardia medica da solo e lo mettiamo in pronto soccorso insieme ad altri colleghi. Questi sono medici che hanno già la possibilità di fare il medico sul territorio, nella continuità assistenziale, anche da soli; quindi non è che facciamo una forzatura mettendo persone che non sono in grado.

Noi, diciamo, avendo questa necessità; chiediamo che anche questo lavoro sia compatibile con la frequenza della scuola di specialità, che non viene interrotta. Il medico continua a fare il suo percorso formativo. Non avrà un impegno a tempo pieno, avrà un impegno con il servizio sanitario di 24 – 30 ore settimanali perchè una quota del suo tempo la dovrà dedicare alla sua specializzazione. Però, noi, gli diamo una possibilità e utilizziamo questa possibilità per garantire la continuità dei servizi.

Tutte le cose che si fanno possono essere criticate, ma bisognerebbe che, chi fa le critiche, ci dica qual è l’alternativa. L’alternativa che noi abbiamo oggi è chiudere. L’alternativa che abbiamo è affidare a soggetti che non sappiamo da dove arrivano attraverso forme organizzate e cooperative. Ecco, prima valorizziamo le risorse che abbiamo e poi le inseriamo nel nostro contesto lavorativo.

Non è obbligatorio, è su base volontaria, chi vuole può. Ricordo che in molti paesi la specializzazione si fa proprio in questo modo. Cioè c’è un periodo in cui c’è un periodo di formazione e lavoro, noi mutuiamo questo principio salvaguardando la specializzazione ed anche i servizi.

Le critiche sono tutte accettate e le condividiamo, però bisognerebbe anche spiegare che non possiamo solo dire che qualcuno ha sbagliato la programmazione, noi dobbiamo garantire i servizi e lo stiamo facendo”.

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