In questa seconda puntata di “Venezia Città Stato?” abbiamo come ospiti il Direttore Generale della Sanità della Regione Veneto, il dottor Luciano Flor e il presidente del Centro di Medicina, il dottor Vincenzo Papes.
Il conduttore sottolinea l’evidente trasferimento dei servizi al privato e chiede al Dr. Flor se questo, in qualche modo, possa provocare un arretramento della sanità pubblica regionale.
Luciano Flor – Direttore Generale Sanità Regione Veneto
“Rispetto alla prima domanda, se stiamo trasferendo al privato, lo può chiedere a Papes che è qui e le dice cosa stiamo trasferendo al privato. Non è così, non è così né sul piano organizzativo, né sul piano finanziario.
C’è da dire che, anche le previsioni del piano sanitario incappano nel 2020/2021; che non possono essere considerati anni ordinari.
Sono stati anni piuttosto straordinari, in cui, più che pensare alla programmazione, dovevamo pensare a mantenere il più possibile attività, dovendo fronteggiare l’epidemia. Guardate, noi arriveremo, se non succede un autunno ancora pieno di epidemia, noi arriveremo un pò a norma a fine 2022. Ad avere un pò allineato l’attività con il periodo precedente al Covid e quindi cominciare a ragionare in termini normali.
Siccome io leggo e vedo queste affermazioni, ora la gente dovrebbe solo sapere, ad esempio, che la regione ha un limite di finanziamento alle strutture private accreditate; cioè al convenzionato, che è fissato da una legge del 2011. La regione non può travalicare quel limite. Quindi, non lo ha travalicato in tutti questi anni e non lo può travalicare. È giusto? È sbagliato?
Allora, noi siamo un servizio pubblico, siamo un servizio sanitario nazionale e regionale. La regione amministra il servizio sanitario nazionale per la regione veneto. Una serie di vincoli e di regole, sulle quali magari non siamo tutti d’accordo, però vengono posti a livello nazionale e sono omogenei.
Noi su questi siamo monitorati. Siamo molto controllati. Abbiamo dei tetti e da questi non si riesce ad emergere. L’epidemia ha portato a sconfinare da queste regole; limitatamente agli episodi legati all’epidemia.
Ma, se vogliamo ripartire con una programmazione con ruoli nuovi ed anche dei rapporti con le strutture convenzionate; io le chiamo convenzionate perchè sono a gestione privata, ma sono strutture pubbliche: sono pagate con i soldi dei contribuenti e sono dentro la programmazione e integrative, non sono alternative: cioè non si pone neanche il problema di avere contrapposizione tra queste funzioni, che sono tutte funzioni che entrano dentro il servizio sanitario con un rapporto di lavoro; che è la convenzione uguale a quello della medicina generale.
È ovvio che noi abbiamo degli obblighi verso i cittadini e dobbiamo garantirli con le nostre forze e con le forze di chi collabora con noi, che sono le strutture convenzionate. Ma, per disegnare il vero piano e il vero sviluppo che ci può essere, oggi siamo stati molto condizionati da quello che è accaduto ed abbiamo potuto chiedere alle strutture accreditate solo di darci una mano per recuperare ciò che non siamo riusciti ad erogare. Perchè il nostro piano è: prestazioni che non siamo riusciti ad erogare durante il covid, recuperare quelle prestazioni, non altre.
Noi non siamo sul libero mercato di domanda e offerta. Noi siamo un servizio pubblico che ha il compito, in questo momento, di recuperare, ciò che a causa dell’epidemia non è riuscito a fare. Questo stiamo facendo. Stiamo chiedendo anche al convenzionato di darci una mano su alcune prestazioni, magari in un’azienda c’è bisogno di prestazioni chirurgiche, in una di prestazioni radiologiche e in una di prestazioni di ambulatorio e di specialistica.
Questo è in questo momento, il futuro e lo sviluppo lo si disegna quando usciamo da questa emergenza. Vi ricordo che oggi, noi abbiamo due anni in cui abbiamo lasciato indietro un certo numero di prestazioni specialistiche e di ricovero, ovviamente abbiamo fatto l’urgenza, abbiamo fatto alcune aree e alcune discipline, ma si sono nel frattempo manifestate anche esigenze nuove che dobbiamo assolutamente fronteggiare.
Ne cito una per tutti: quella dei disturbi del comportamento, che vanno dalla psichiatria fino all’adolescenza e i disturbi del comportamento alimentare, nonché un supporto forte che dobbiamo dare alle famiglie che hanno in casa pazienti non autosufficienti” ha concluso il dottor Luciano Flor.