In questa seconda puntata di “Venezia Città Stato?” abbiamo come ospiti il Direttore Generale della Sanità della Regione Veneto, il dottor Luciano Flor e il presidente del Centro di Medicina, il dottor Vincenzo Papes.
Il conduttore presenta ricordando il quesito già posto in precedenza sulla mancanza dei medici di base e la relativa problematica del “filtro” tra paziente e servizio sanitario che viene a mancare, per poi rivolgersi al Dr. Luciano Flor al quale chiede quale sia, secondo lui, la sfida più difficile da affrontare nei mesi e negli anni a venire e la futura prospettiva del personale medico nel sistema sanitario.
Luciano Flor – Direttore Generale Sanità Regione Veneto
“Se devo dirne una sola, vado sul personale. Il personale, lo abbiamo già detto.
C’è una oggettiva prospettiva difficile nei prossimi mesi, nei prossimi anni, riguardo alla disponibilità dei numeri di personale che ci servono. Perchè guardate, noi oggi diciamo che in Veneto mancano circa 1000 medici: e ne abbiamo 9200 a cui andrebbero sommati 800 medici universitari che non sono conteggiati, perchè sono medici dell’università. Ma lavorano nel nostro servizio sanitario.
Più abbiamo 2800 medici di medicina generale in servizio e abbiamo 650/700 nella scuola, abbiamo più di 2000 specializzandi.
Quindi, poi, qualche mio collega di un altro paese mi dice – “ma tu, con 5 milioni di abitanti hai di fatto una forza lavoro che è vicina ai 14mila medici, sei sicuro che ti mancano medici?” – allora è anche da vedere come noi siamo organizzati.
Resta il fatto che noi, sui servizi oggi, per mantenere quello che abbiamo, questa preoccupazione ce l’abbiamo e non vogliamo andarci sotto.
Per i medici, per il personale infermieristico e per tutto il personale sanitario, c’è un trattamento economico che è bloccato da troppi anni. La progressione economica del personale sanitario negli ultimi anni è vicina 0, . Allora, questo pone dei dubbi e pone dei limiti al fatto di sviluppare il servizio sanitario; perchè il servizio sanitario si sviluppa con le persone.
Poi avremo strumenti, avremo materiali, avremo tecnologia che avanza. Abbiamo una sfida davanti che forse è la seconda tempesta di intervento digitale che ci arriva. Abbiamo avuto la prima lenta in questi ultimi 15 anni; ma oggi arriva davvero nel nostro sistema una potenziale bufera informatica che dovrebbe aiutarci molto e risolverci molti problemi e dovremo farcene carico. Ma questo lo facciamo con il personale.
Lo facciamo con il personale collegato, formato, adeguato. Se noi facciamo fatica a mettere assieme il personale per fare i turni è ovvio che questo condiziona enormemente lo sviluppo del sistema. Perchè il personale, accanto a garantire l’attività assistenziale, garantisce attività di prevenzione, garantisce attività di riabilitazione.
Il personale ce l’abbiamo nelle nostre case di riposo, dove abbiamo 30mila ospiti. Lo abbiamo nei servizi di assistenza domiciliare. Quindi il fatto acuto della diagnostica o il fatto acuto dell’emergenza è una delle tante situazioni in cui noi rischiamo di andare in difficoltà.
Ecco questo non vogliamo farlo. Se dovessi citare una sola priorità, direi la questione del personale del servizio sanitario deve ricoprire il numero 1 dell’agenda per i decisori politici e decisori tecnici del servizio sanitario.
Poi abbiamo altre cose sulle quali dobbiamo lavorare bene, una per tutti o una raccomandazione per tutti: compratevi un farmaco, tenetevelo in casa, si chiama bilancia e mantenete il vostro peso forma. Chi fuma deve smettere di fumare. Chi abusa di sostanze come l’alcol non deve farne un abuso.
Queste tre cose migliorano enormemente la salute di tutti e io mi sento di raccomandarle”.