Stanno Facendo un 48

Luisa Conventi: raccontare e insegnare l’arte del vetro e delle perle

A Stanno Facendo un 48, Luisa Conventi spiega l'importanza dell'artigianato del vetro e delle perle, patrimonio immateriale culturale

Patrizio Baroni conduce una nuova puntata di: Stanno Facendo un 48. In questa puntata, si parlerà di un tema molto caro a Venezia: i lavori artigiani storicamente legati alla Serenissima e il loro futuro come attività strategiche. Tratteranno il tema gli ospiti di questa puntata: Saverio Pastor, presidente El Felze’, Michelangelo Lamonica, dirigente dell’istituto Vendramin Corner, Marco Vidal, direttore di The Merchant of Venice, e Luisa Conventi, impiressa dell’azienda Gioia e rappresentante del comitato per la salvaguardia dell’arte delle perle e del vetro veneziano.

In Messico c’è una grande e fiorente industria del vetro che abbiamo esportato noi. I veneziani hanno portato il loro know how e, forse, varrebbe la pena mantenere il patrocinio di questa condivisione. Noi esportiamo molto ma facciamo fatica a tutelare quello che è nostro da centinaia di anni.

Luisa Conventi, si rivede in queste parole ?

“Mi ritrovo. Però non sono d’accordo che non si possa insegnare ad altri paesi il proprio lavoro. L’importante è rimanere vicini alla propria cultura millenaria che si rispecchia negli oggetti che si producono.

Il vetro è una tradizione in molti paesi ma ognuno di questi ha le sue specificità ed è importante che si riconoscano per la loro fattura. La globalizzazione invece ha portato ad imitare le cose: ogni paese deve mantenere la propria cultura e tradizione”.

Patrimonio immateriale culturale dell’Unesco

“Per noi, come comitato, la cosa importante è stata il riconoscimento dell’Unesco come patrimonio immateriale, per tutta la cultura che sta alle spalle e che viene tramandata.

Per noi è stato fondamentale e ora voglio creare un laboratorio di trasmissione del mestiere e un museo che racconti la storia delle infilatrici di perle. Infatti, ben 5000 donne lavoravano all’inizio del Novecento e davano sostegno alla famiglia. Questa realtà deve essere raccontata ma deve anche continuare”.

La professione deve essere resa attrattiva per i giovani del futuro

“Io ho tentato questo percorso facendo delle feste. Ho fatto la festa delle impiraresse per raccontare la tradizione del lavoro ma poi c’è anche lo sviluppo ai giorni nostri. Ho voluto successivamente rendere il mio lavoro un’arte: ho organizzato delle sfilate con oggetti bizzarri, non collane tradizionali, per dare l’idea che non è un artigianato semplice. Potrebbe attirare i ragazzi, infatti a me piacerebbe creare una sinergia con le scuole affinché capiscano che questo è un lavoro che può comunicare una vena artistica”.

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