Le proteste dei medici di base
Dovrebbe essere una bella notizia per chi opera nel pronto soccorso, che dovrebbe avvertire una pressione minore dei codici bianchi. Ma anche per i medici di base che dovrebbero trovare nei nuovi edifici le sedi dei loro ambulatori e anche un’assistenza infermieristica di supporto.
Invece, la Federazione Provinciale Veneziana dei Medici di Famiglia (FIMMG) attacca l’ULSS3 Serenissima per non aver condiviso con la categoria l’organizzazione delle strutture.
Inoltre definisce “scatole vuote” le tre case di comunità aperte finora nella città metropolitana, come quella di San Michele al Tagliamento o in via di apertura nei prossimi giorni a Noale e al Lido.
Il reclutamento di personale
Giuseppe Palmisano, Presidente provinciale veneziano FIMMG: “Crediamo che sia indispensabile condividere l’organizzazione, i ruoli e le modalità di accesso fra tutte le parti in causa: le aziende sanitarie, i medici del territorio, gli specialisti, gli infermieri, ed infine ad arrivare ai cittadini.”
“Le amministrazioni locali, fondamentali per dare un adeguata informazione alla cittadinanza sulle modalità di accesso. Ospitiamo, quindi, che si possa arrivare quanto prima ad un reale avvio di questi servizi e non solo ad un semplice taglio del nastro.”
Insomma, sono stati apposta le targhe, ma il personale è tutto da reclutare secondo i medici di base. Ciò al punto che il dottor Palmisano informa che il primo tavolo tecnico sul ruolo dei medici di medicina generale nelle nuove strutture è stato convocato dall’ULSS3 per metà settembre. Ed è ancora in corso un confronto con la Regione per l’accordo integrativo regionale.
Le potenzialità delle case di comunità
I medici di famiglia alle case di comunità ci credono.
Le parole di Palmisano: “Le case della comunità rappresentano dunque uno dei tasselli di questa riorganizzazione territoriale. È un’opportunità e ne siamo certi per i medici del territorio, per gli specialisti, per dare risposte concrete ai bisogni dei cittadini.”
“Sia nei casi acuti, ma soprattutto nei casi più complessi di persone con più patologie che, altrimenti, non troverebbero risposta in altri ambiti territoriali facendo ricorso, ad esempio, a una diagnostica di primo livello.”
GUARDA ANCHE: Notte di tragedia sulla Marmolada, SS 309 e Marghera