Il Polesine trema non vuole altre trivellazioni, il delta del Po è fragile e la grande alluvione del 1951 è un punto di non ritorno. Per questo il territorio si sta muovendo a tutti i livelli per fa cambiare idea al governo Meloni, che ha approvato in gennaio il così detto decreto aiuti quater in cui si consentono nuove estrazioni offshore di idrocarburi nell’alto adriatico.
Esperti di subsidenza ossia di abbassamento del suolo, geologi, sociologi, alti prelati, sindaci e politici si sono riuniti nei giorni scorsi per denunciare tutta la loro preoccupazione.
Le parole di Alberto Pizzoli
Alberto Pizzoli, sindaco di Porto Tolle (RO): “Siamo siamo un comune nel pieno del delta del Po, il comune sicuramente più condizionato dalle trivellazioni nell’alto adriatico. Così come fu negli anni 50 con l’abbassamento territoriale importante. Ci stiamo muovendo soprattutto sul piano politico con l’interlocuzione con in governo che ci sta ascoltando.
La senatrice Mara Bizzotto ha portato un ordine del giorno, che è stato votato anche in commissione, e da li ci si sta muovendo in attesa della convocazione da parte del ministero, dove l’attore principale dovrà essere il territorio per poi poter governare questo processo che altrimenti potrebbe essere molto dannoso”.
Le parole di Bernard Scherefler
Bernard Scherefler, docente emerito dipartimento delle costruzioni università di Padova: “Noi abbiamo studiato quello collegato al così detto collasso strutturale, cioè si sostituisce il gas con l’acqua e si distruggono i capillari. Questo succede anche nel Mare del Nord, per esempio a Ecofis. E anche i terreni qua hanno questa caratteristica.
Oltre a quello un’altra causa di sussidenza residua, che va avanti anni, è quella dovuta alla depressurizzazione dell’acquifero che continua. Per esempio ci sono previsioni a Dosso degli Angeli per l’anno 2042 che va ancora giù a 9 centimetri a una distanza di 6 km”.
Le parole di Moreno Gasparini
Moreno Gasparini, sindaco di Loreo e presidente dell’Ente Parco Delta del Po veneto: “Siam qua sta sera per cercare di trovare una volta ancora soprattutto delle conferme su quelle che sono delle preoccupazioni per quanto riguarda le ipotetiche trivellazioni in Alto Adriatico. Perchè abbiamo capito fin dagli anni 50-60 che sono deleterie per il nostro territorio, hanno già dimostrato che tutto questo non è buono, che la subsidenza è un problema grande, è un problema vero, è un problema che non è surreale ma concreto. Le nostre genti hanno vissuto e visto di cosa si tratta.
Soprattutto anche in questo periodo, quando i cambiamenti climatici hanno portato a una nuova conoscenza di quello che può essere il discorso siccità, vedi il discorso del cuneo salino. Anche queste problematiche devono essere messe sul tavolo delle nostre amministrazioni locali e non solo, perchè tutto questo viene fatto per portare all’attenzione di tutti, e soprattutto di chi ci governa sopra la testa, che questo è un territorio fragile, è un territorio che va mantenuto, rispettato e valorizzato”.
La corte europea e la manifestazione di Adria
Nel dicembre del 2022 è nato il Coordinamento Polesine No Trivelle per iniziativa di Italia Nostra a cui si sono aggiunte le associazioni LIPU, Legambiente, WWF e la Rete dei Comitati Polesani, un movimento che in queste ore sta cercando di far sentire tutto il suo peso e il 18 aprile il loro portavoce Vanni Destro porterà la questione alla Corte Europea.
Bernard Scherefler: “Se questi giacimenti sono in alto mare e non interferiscono con altri giacimenti, che sono già o in fase di estrazione o abbandonati, allora può anche non creare problemi. Però certamente non vicino alla costa”.
E inoltre è annunciata una manifestazione contro le trivelle ad Adria il 6 maggio prossimo.
Bernard Scherefler: “I sindaci ovviamente son preoccupati anche perchè dovrebbero avere a disposizione informazioni che non sono sempre reperibili neanche per noi”.
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