In questa nuova puntata di La Voce della Città Metropolitana l’ospite è Marco Olivi, professore di diritto amministrativo dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e direttore del master in amministrazione e gestione della fauna selvatica.
Non è una questione così scontata, in un momento in cui si parla quotidianamente dell’estinzione di alcune specie. È necessario trovare un equilibrio tra l’uomo e gli animali.
Questo master ha molti studenti in coda e la difficoltà è quella di inserirli tutti.
“Sì, in effetti si tratta di un master piuttosto ambito per la sua particolarità e l’originalità nell’impostazione. Si è partiti da una considerazione: per gestire al meglio la fauna selvatica non è sufficiente essere dei bravi biologi ma occorrono anche altre conoscenze. Le scelte hanno riflessi economici, gestionali e normativi, uniti anche a quelli etici ed è per questo necessaria una preparazione ampia ed approfondita” ha detto Marco Olivi.
Ultimamente ci si è spesso interrogati sui comportamenti stessi degli animali.
“Sì, diciamo che si comincia un po’ tardi ad accorgersi della presenza degli animali. La situazione della fauna selvatica è andata in rapida variazione negli ultimi decenni. Se pensiamo a quando è stata promulgata la legge sulla tutela della fauna siamo negli anni ’70, con un aggiornamento nel 1992, che ha però mantenuto la stessa impostazione. Dagli anni ’70 ad oggi è cambiato tantissimo il panorama legato alla fauna” ha detto Marco Olivi.
Parliamo proprio di questo. Si parla dell’emergenza cinghiali, del ritorno del lupo e dell’orso. A questo punto si devono affrontare in modo chiaro.
“Queste situazioni non si possono risolvere con provvedimenti di tipo emergenziali, forse lo si poteva fare anni fa ma oggi non è più così. Le operazioni a seguito, per esempio, delle ordinanze contigibili urgenti non sono sostenibili.”
Per esempio, riguardo i cinghiali, c’è stata una manifestazione di protesta importante nei mesi scorsi, davanti alla stazione di Venezia. Dunque cosa fare? I cinghiali non si possono uccidere.
“È necessario fare una distinzione: in alcune parti d’Italia è consentita la caccia al cinghiale, mentre in altre zone non è consentita, ma sono attuati piani di controllo, che comportano l’abbattimento dei cinghiali in modo diverso dalla caccia. Sono diversi sia i presupposti giuridici che il tipo di azione che si pone in essere. La caccia è diretta a soddisfare un interesse venatorio, e fin quando è ben organizzata, cioè che mira anche ad una corretta gestione del patrimonio faunistico, ottempera entrambi gli interessi. Il controllo invece è diretto a gestire una determinata situazione, che a volte comporta anche degli abbattimenti, con l’obiettivo di ridurne i danni.
Questo comporta che si agisca sia sul numero che sulla struttura della popolazione. Un abbattimento quindi mirato in relazione all’età, al genere, che permetta di ricomporre una struttura equilibrata. Il fine ultimo è sempre quello dell’equilibrio tra uomo e animali” ha detto Marco Olivi.
Perché i cinghiali si sono così sviluppati?
“Principalmente perché si tratta di una specie molto plastica, che sa adattarsi molto bene nell’alimentazione e nel territorio ed ovviamente è molto prolifica, forte ed intelligente. Gran parte del merito quindi va a loro, mentre parte del demerito sta in chi per ragioni venatorie li ha immessi dove non c’erano e non dovevano esserci.”
Parliamo di lupi e di orsi. Il lupo, per esempio, ha una cattiva fama immeritata, è corretto?
“Innanzitutto il lupo è specie particolarmente protetta, a differenza del cinghiale. Gli studiosi affermano che da quando è stato inventato il fucile il lupo non abbia più attaccato l’uomo. Questo però non significa che il lupo sia un essere sacro, va comunque governato, e anche l’UE ha stabilito determinate e specifiche condizioni in cui è possibile l’abbattimento. E questo vale anche per l’orso: è possibile l’abbattimento in caso di situazioni di pericolo per l’uomo, per la salute e se la popolazione ha un grado di conservazione soddisfacente.”
Perché anche l’orso è tornato in modo così preponderante?
“Perché gli animali si muovono. Vanno in territori in cui trovano un habitat idoneo e ideale. La grande crescita è legata anche alla presenza delle prede, come i cervi.”
Chi fa questo master quindi che sbocchi occupazionali può avere?
“Nella pubblica amministrazione, la parte legata al territorio e alla fauna; può svolgere attività di consulenza da libero professionista; ma anche nelle associazioni di caccia e di agricoltura, riserve naturali e ovunque sia necessaria una gestione del patrimonio faunistico.”