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Marco Toso Borella: storia di un inno ritrovato

Il vero inno di Venezia si chiama “Spirto di Dio”, l'ha ritrovato il musicista e studioso Marco Toso Borella, che l'ha anche eseguito con il suo coro, i Vocal Skyline

A rispettosa distanza ma in una coralità che nemmeno la pandemia è riuscita a infrangere, le voci veneziane dei Vocal Skyline, intonano una rivisitazione di un antico inno della Repubblica Serenissima. Sarà pubblicato il 25 aprile alle ore 12 sui canali social del coro e rappresenta un nuovo ambizioso progetto artistico realizzato in occasione dei 1600 anni di Venezia. Un’idea frutto della creatività dell’eclettico artista muranese Marco Toso Borella, pittore su vetro, scrittore, ricercatore storico e musicista, nonché direttore della Big Vocal Orchestra, il coro più numeroso d’Italia.

Marco Toso Borella

L’organico di quest’ultimo, insieme ai Vocal Skyline, supera le 300 voci. La gestione vede la collaborazione artistica e organizzativa di Cristina Pustetto e l’accompagnamento pianistico di Giacomo Franzoso.

In questa speciale occasione Toso ha lavorato a quattro mani all’arrangiamento insieme al figlio Riccardo, 23 anni, a incarnare in questo gesto anche la speranza riposta nelle future generazioni per il riscatto artistico e culturale della città.

Il 25 aprile non è una data a caso

“Il 25 aprile negli ultimi anni ha rappresentato una data importante per il nostro gruppo- spiega Toso – Era infatti il giorno nel quale ci esibivamo nel teatro storico della nostra città, il Teatro Goldoni di Venezia, per il concerto del 25 aprile, un concerto-spettacolo dedicato a celebrare il patrono della città, San Marco, e contemporaneamente la Liberazione dal nazi-fascismo. Per due anni consecutivi a causa della pandemia abbiamo dovuto mancare a questo appuntamento. Ma abbiamo voluto continuare ad offrire alla città la voce dei suoi giovani, nonostante tutto”.

Nel 2020 il coro, sempre scrupolosamente rispettoso delle regole, ha preparato a distanza il brano tratto dal musical “Les Miserables” “Do you hear the people sing” e montato un video per il quale ha ottenuto i complimenti anche dell’autore dell’opera, il compositore Claude-Michel Schönberg.

A distanza di un anno, con l’attività concertistica ancora sospesa, il gruppo ha voluto interpretare un omaggio alla città di Venezia, in occasione dei suoi 1600 anni, reinterpretando in chiave contemporanea un antico inno della Repubblica Serenissima.

L’inno di Venezia

“Venezia non ha mai avuto un vero e proprio inno ufficiale”: spiega il direttore Marco Toso Borella. “Molti brani nel tempo sono stati considerati tali, alcuni concepiti persino dopo la sua caduta. Ho voluto recuperare un antico inno, che venne intonato nel 1736 nel giorno dell’Ascensione, a bordo del Bucintoro.

In questo inno, cantato in italiano, si recitava: E stendasi regnante da mare a mar la Veneta fortuna, finché eclisse fatal tolga la luna. Queste parole sembrano descrivere proprio quello che stiamo vivendo: la pandemia e la crisi economica e turistica di Venezia sono come un’eclisse fatal che le ha tolto la luce. Ma il mio auspicio è che al termine di questa moderna eclisse, Venezia possa tornare a brillare. E non in modo artificiale. La mia speranza è che possa gettare la maschera, ogni maschera, ed essere degna della sua storia”.

Collaborazione padre-figlio

All’arrangiamento del brano ha collaborato il figlio del direttore. Riccardo Toso Borella, 23 anni, è studente di pianoforte al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia nonché diplomato come Tecnico del Restauro dei Beni Culturali e studente di Storia dell’Arte presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia.

Sguardo di speranza verso il futuro

“Io e mio padre abbiamo realizzato questo arrangiamento a quattro mani – racconta – rielaborando in senso ‘moderno’ il nucleo melodico di questo antico inno veneziano, condensato da mio padre nelle più incisive e significative battute. Ho provato così ad adattare la seconda parte in un contesto contemporaneo, pensando che potesse essere interpretato da giovani veneziani.

E’ un brano che assume oggi una sfumatura malinconica, per questo ho declinato la tonalità nel suo parallelo modo minore e l’ho reso così nostalgico, per ricordare una dignità e una fierezza che sembrano perdute.

Ho voluto sottolineare poi questa eredità di Repubblica marinara anche nel ritmo terzinato, espressione della Veneta fortuna; che si estendeva in tutto l’Adriatico. La melodia in certi toni bassi sembra infatti evocare lo scroscio delle onde sullo scafo della galea veneziana. Sono orgoglioso di essere nato a Venezia. Questa città ha tutte le potenzialità per essere nuovamente grande, con uno sguardo sognante e speranzoso verso il futuro.

Verso quella Luna che ancora nessuna eclisse fatal ha tolto, per citare il testo di Vallaresso. Tuttavia, la grandezza di questa città non può prescindere dalla valorizzazione dell’arte e dal coinvolgimento dei suoi cittadini, giovani compresi”.

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