Marco Zennaro scarcerato dalla cella da incubo

Marco Zennaro è stato scarcerato: è la fine di un incubo che durava da 70 giorni. Ora la Farnesina sta lavorando per riportarlo a casa perché è agli arresti domiciliari in albergo

Il deputato veneziano Nicola Pellicani ha diffuso la notizia. Nella sua pagina Facebook, egli ha postato anche la prima foto di Marco Zennaro fuori dal carcere visibilmente provato dopo 70 giorni di inferno.

Grazie all’attività della Farnesina, in particolare del dottor Luigi Vignali e dell’ambasciatore Gianluigi Vassallo, è stato ottenuto il rispetto della legge che non prevede il carcere per chi deve rispondere di un’accusa civile e non penale.

L’intervento di Nicola Pellicani

Nicola Pellicani riporta il suo parere dicendo:-“Finalmente una buona notizia: Marco Zennaro è stato trasferito agli arresti domiciliari in albergo a Khartum, in Sudan. Non è più però detenuto in condizioni disumane nel carcere di quel Paese, dove era rinchiuso dal primo aprile, da oltre 2 mesi. Voglio approfittare per ringraziare la Farnesina per il lavoro che ha fatto in queste settimane. Adesso dobbiamo fare l’ultimo passo: dobbiamo riportare a casa Marco. Non c’è più motivo che Marco resti in Sudan”-.

L’accusa e le conseguenze

L’imprenditore è accusato di aver fornito materiali non corrispondenti al contratto siglato per la fornitura di trasformatori ad una società elettrica. Marco Zennaro, che ha un’azienda con oltre 20 addetti, si è recato in Sudan per chiarire la vicenda e si è trovato di fronte ad un perizia effettuata dall’azienda concorrente nella gara d’appalto. La sua richiesta di affidare un’altra perizia a qualche altra azienda neutrale è rimasta inevasa.

Arresti e rilasci di Marco Zennaro

Sono scattati gli arresti domiciliari e, dopo aver pagato 400 mila euro per essere rilasciato, è stato arrestato di nuovo con la richiesta di altri 700 mila euro per il rilascio.

Solidarietà e battaglia per il rimpatrio di Marco Zennaro

Grande soddisfazione a Venezia, dove proprio domenica è stata organizzata una manifestazione di solidarietà per lui sul ponte di Rialto. Ora la battaglia continua per riportarlo a casa. Non è chiaro perché sia rimasto in carcere anche dopo il 25 maggio, giorno in cui il procuratore generale ha archiviato la sua pratica.

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