Marco Zennaro, Venezia e il panorama politico in movimento

Marco Zennaro comincia ad arrendersi dopo 58 giorni di carcere in Sudan in condizioni disumane e per sostenere l'ambasciatore e i politici che si stanno occupando del caso, i veneziani si mobilitano attirando l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale con una manifestazione di solidarietà nel Bacino di San Marco

Cresce la mobilitazione per strappare Marco Zennaro alle insostenibili condizioni con cui è incarcerato in Sudan. Il 29 maggio, nel bacino di San Marco, sarà organizzato un corteo acqueo per esprimere la vicinanza all’imprenditore 46 enne di Marghera. La manifestazione, annunciata anche dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro sulla sua pagina Facebook, si terrà in risposta all’appello della Federazione Italiana Rugby. Zennaro ne è dirigente e possiede un passato da giocatore. “Deve essere immediatamente rilasciato” scrive Brugnaro.

La mobilitazione della politica italiana

Brugnaro ha poi chiesto l’intervento del Ministro degli Esteri, Luigi di Maio. Da settimane il senatore de Poli e il deputato Nicola Pellicani si stanno muovendo dopo che l’ambasciatore Gianlugi Vassallo, pur interessandosi del caso fin dal primo giorno, non ha ottenuto risultati, scontrandosi con la procura che anche ieri ha fatto saltare la presentazione di un ricorso perché è mancata la firma del procuratore.

La situazione in carcere

Marco aveva già alcune patologie e l’essere costretto a dormire per terra da 58 giorni in una stanzone con 30 persone e 46 gradi temperature non lo aiuta. E’ in carcere per un’accusa che, anche se fondata, in qualsiasi paese sarebbe materia di diritto civile e dunque non prevedrebbe il carcere: il governo gli contesta la non congruità del materiale fornito per un impianto di illuminazione pubblica. Il figlio ha dichiarato il padre chiede solo la ripetizione delle prove in un laboratorio indipendente. Il sospetto è che i dati siano stati alterati per favorire qualche concorrente.

L’appello di Nicola Pellicani, deputato del PD

“Marco Zennaro è detenuto ingiustamente in condizioni disumane in Sudan per un’accusa di frode, di cui, oltretutto, non si conosce il mittente. È sottoposto, inoltre, a continue vessazioni e ricatti. È una situazione che non può essere tollerata. Da settimane sono al lavoro per portarlo a casa. La Farnesina sta provando di tutto e l’ambasciatore sta seguendo il caso fin dal primo giorno. Di Maio sta seguendo il caso in prima persona: a breve andrà in Sudan per parlare di varie questioni, questa in particolare sarà al primo posto”.

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