La principessa bizantina e dogaressa Maria Argyropoula, figlia greca di Romano Argyros, imperatore di Bisanzio, introdusse a Venezia, città con 1600 anni di storia, l’uso dei profumi e della forchetta.
Orgogliosa della propria cultura, prediligeva essenze profumate dalle note floreali, speziate e agrumate.
Era il 1003 quando, per rinvigorire l’alleanza con Bisanzio e aprire le rotte per il commercio con l’Oriente, Maria Argyropoula venne promessa sposa a Giovanni Orseolo, erede del doge Pietro II Orseolo. La principessa di Costantinopoli arrivò a Venezia portando con sé casse di profumi e, per sigillare l’unione, anche il corpo di Santa Barbara martire.
La cerimonia nuziale
La cerimonia nuziale fu officiata dal patriarca di Costantinopoli nella capitale bizantina. I festeggiamenti ufficiali, invece, ebbero luogo pochi giorni dopo a Palazzo Ducale dove fu allestito un fastoso banchetto in onore dei novelli sposi.
Tutti gli occhi erano puntati su questa misteriosa donna di Costantinopoli, la quale non esitò a far subito parlare di sé.
Maria Argyropoula: una goccia di profumo e una forchetta d’oro
Durante i festeggiamenti, infatti, Maria estrasse da uno scrigno una forchetta d’oro a due rebbi che utilizzò per portare il cibo dal piatto alla bocca. Questo episodio creò grande stupore fra tutti gli ospiti i quali, con un po’ di sospetto ma anche ammirazione e curiosità, cominciarono a parlare di questa principessa dal fascino tutto esotico. A Venezia, così come in tutta Italia e in Europa, infatti, non esisteva un utensile simile, si mangiava solo con le mani.
Ma Maria era diversa, era abituata ad un’eleganza regale che la distingueva da tutti. Con una goccia di profumo e infilzando il cibo con un semplice utensile ebbe il coraggio di affermare la propria identità. Il piròn che, sia in greco che in veneziano indica la forchetta, venne a lungo sospettato di essere un attrezzo infernale, a causa della sua forma biforcuta ma fu poi un’eredità che venne presto accettata e adottata fra i nobili veneziani e successivamente, in tutta Europa.
Maria è testimone di un legame, quello fra Bisanzio e Venezia, che si ritrova nell’architettura, nei mosaici, nella cucina e nella lingua della città lagunare.