Marietta Barovier, l’inventrice della perla rosetta, fu tra le prime imprenditrici e artigiane nella città che oggi ha 1600 anni di storia alle spalle. Cresciuta nella fornace del padre tra colori e paste vitree, creava e modellava il vetro quasi fosse un alchimista.
Talento e maestria artigianale
Erede di Angelo Barovier, l’inventore del prezioso cristallo veneziano, a metà Quattrocento Maria detta Marietta inizia a lavorare il vetro accanto al padre e al fratello, dedicandosi alla produzione di gioie e collane per le gentildonne attraverso l’uso di canne bucate in vetro colorato, necessarie per creare le perle veneziane.
Le stesse, da cui Marietta partiva per sperimentare e creare nuovi manufatti, frutto del suo talento e della sua maestria artigianale da cui nacque poi quella che nei secoli successivi diventerà la merce di scambio per eccellenza, usata per acquistare terreni, comprare schiavi, liberare prigionieri di guerra e ottenere privilegi: la perla rosetta.
Nonostante il volere della madre, che nel suo testamento decise di lasciarle una dote da sessanta ducati, l’unica donna di casa Barovier decise invece di sposare la sua passione, seguendo le orme del padre e aprendo una fornace, grazie alla concessione del doge Agostino Barbarigo.
Marietta Barovier e la sua piccola fornace di Murano
Iniziò così a produrre “vetri bellissimi”, circondata però dalle invidie e dai malumori dei colleghi, che sfociarono infine nella protesta di Giorgio Ballarin. Lo stesso Ballarin pare fosse stato impiegato come garzone prima dal padre di Marietta sul finire del ‘400 e poi dal fratello, lavorando a fianco degli abili Barovier e copiando alcune tra le segrete ricette per la produzione del vetro. Diventò così un concorrente diretto di Marietta, non minacciandone però mai, in alcun modo, l’attività imprenditoriale.
Unica custode dei preziosi quaderni del padre Angelo, Marietta aveva il talento e il genio dei Barovier, da sempre artisti, artigiani e imprenditori. Indipendente e creativa, lavorò instancabilmente nella sua piccola fornace di Murano fino all’età di quasi settant’anni, plasmando il vetro grezzo e trasformandolo in un emblema di aristocrazia.