Venezia Cambia

Marino Zamboni: criticità economiche dietro l’idrovia

I ritardi della Regione, che ha messo l'idrovia come priorità nei propri progetti, nel destinare fondi. Con la speranza che si possa completare l'opera grazie al PNRR

Il Presidente dell’associazione Brenta Sicuro, Marino Zamboni, spiega il problema economico, per cui i lavori dell’idrovia faticano a completarsi e dell’importanza dei fondi destinati dalla Regione

Paolo Dalla Vecchia: “Il completamento dell’idrovia è da valutare con grande attenzione, anche perché nel corso dei decenni sono state spese ingenti risorse per manufatti, che oggi sono in uno stato di abbandono. È stata costruita un’opera per il 60% del suo progetto. Quindi quali sono le criticità oggi?”

Marino Zamboni: “Innanzitutto parliamo di cifre. Certamente sono cifre sottostimate ai 50 miliardi di lire spesi fino ad oggi. Quindi, al momento abbiamo soprattutto le due conche di navigazione, che sono in stato di abbandono. Per cui certamente, hanno bisogno di essere totalmente rifatte. Quella collocata all’incrocio con il Brenta verrà ripensata completamente perché è un manufatto molto invasivo, molto alto. Diventerà una porta vinciana, anziché essere una porta che si alza avrà la caratteristica di essere aperta.

Mentre verrà riutilizzata Conca Gusso con una conca più piccola, che viene utilizzata per le piccole imbarcazioni, mentre a fianco verrà fatta una conca più importante per le chiate fluvio marittime. Queste danno l’opportunità di trasportare fino a 110 container, quindi parliamo di togliere automaticamente 110 tir dalle strade in questa maniera. Trasportarle, dunque, in maniera meno invasiva con le nostre chiate.

Il possibile impatto positivo delle chiatte

Tra l’altro noi siamo abituati oramai a definire l’opera come Idrovia Padova-Venezia-Mare, proprio perché dà l’opportunità di capire che l’opera stessa non è finalizzata a due punti distanti 27 km. Ma abbiamo l’opportunità, con dei trasporti che partono da Padova e un domani, avendo anche un terminal offshore al largo di Malamocco, di uscire in mare ed andare in tutti i porti dell’Alto Adriatico e  oltre con queste chiatte. E quindi possiamo tranquillamente uscire in mare e andare a Trieste, andare anche in Croazia o scendere ad Ancona e scendere più giù in tutto il territorio italiano e oltre.

Le chiatte hanno un pescaggio molto contenuto, nulla a che vedere con le grandi navi che oggi entrano in Laguna e che l’hanno devastata. Hanno un pescaggio, queste grandi navi, di 10-11 metri mentre le chiatte hanno un pescaggio di 2,5 metri, quindi richiedono anche lo scavo dell’idrovia, sarà di circa 3 metri, non certamente di più. Quindi, l’impatto rispetto al territorio sarà infinitamente inferiore. E questo va detto, proprio perché spesso si confonde il fatto che l’idrovia sia un canale non un fiume, si confonde l’utilizzo delle navi.

Si parla di rifacimento totale delle opere, mentre tutti gli attraversamenti di cavalcavia verranno mantenuti. Sono adeguati a quello che è il completamento dell’idrovia, seppur pensata di classe quarta, aggiornata anche in classe quinta. Abbiamo una serie di caratteristiche di partenza molto positive, certamente va completata la progettazione”.

Idrovia, opera ad alta priorità per la Regione Veneto

Paolo Dalla Vecchia: “La Regione del Veneto ha incluso il completamento dell’idrovia tra le opere immediatamente cantierabili, ritenendo urgente realizzarla quanto prima come scolmatore e poi completarne l’ampliamento anche con la funzione di via navigabile. Ciò necessita che siano stanziate adeguate risorse, però, finanziarie. Come reperirle dal vostro punto di vista per completare questa parte dell’idrovia mancante?”

Marino Zamboni: “Questa è una domanda che noi abbiamo fatto all’attuale assessore regionale qualche anno fa e l’assessore ci ha risposto in maniera molto netta che c’era solo l’imbarazzo della scelta. Cioè le fonti di finanziamento ci sono, noi proseguiremo con la progettazione, per cui questa sarà l’opera vanto dell’amministrazione Zaia. Ci crediamo assolutamente, è importantissima. Peccato che poi queste parole non siano seguiti i fatti, che effettivamente noi crediamo vengano invece dimostrati. Quindi, abbiamo sette anni alle spalle in cui ci siamo fermati con la progettazione.

In realtà l’opera è stata inserita anche nel PNRR regionale, addirittura come primo posto assoluto di priorità, quindi di importanza dell’opera. Purtroppo non è stata recepita a livello nazionale nel PNRR nazionale, semplicemente perché manca la parte di progettazione avanzata. Abbiamo un progetto preliminare, che risale al 2016, e al quale non è stato fatto seguito, poi, con una progettazione avanzata”.

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