In preparazione al carnevale, analizziamo la storia di una delle maschere più rappresentative della festa veneziana: il medico della peste. Si tratta ancora oggi di una delle maschere più celebri e popolari, simbolo della morte e della fine inevitabile del carnevale.
Le origini
Le origini della maschera non sono molto conosciute. La figura del medico della peste era diffusa in tutta Europa già nel medioevo. A perfezionare la maschera del medico conferendole l’aspetto che ora noi conosciamo fu un famoso medico francese nel XVII secolo, Charlese de Lorme.
Differentemente dalle altre, si trattava di una maschera pratica, usata effettivamente da dottori e chirurghi del tempo per proteggersi dal morbo. La maschera era accompagnata da un vestito in tela cerata ben chiuso intorno alla maschera. Nonostante il suo effettivo utilizzo, la maschera del medico della peste finì per diventare sin dai tempi antichi un vero costume di carnevale.
La maschera
Il travestimento da medico della peste copriva interamente il viso di chi lo vestiva. All’altezza degli occhi erano collocati due pezzi di vetro fissati alla maschera, che permettevano alla persona che indossava il costume di vedere. Nella parte inferiore del viso si allungava il noto lungo naso adunco. Particolare ormai diventato nella cultura collettiva l’attributo per eccellenza della maschera del medico della peste. Sul lato del naso erano poi praticati due tagli orizzontali, in modo da far passare l’aria.
Nell’uso medico, il naso aveva una funzione effettiva: veniva infatti riempito di erbe aromatiche in modo da filtrare l’aria respirata ed evitare così il contagio. Secondo i saperi del medioevo e della prima età moderna, il contagio era infatti da attribuirsi all’aria cattiva.
Le mani erano inoltre coperte da guanti. Infine, un ulteriore accessorio del dottore era la bacchetta, che veniva utilizzata dai medici per evitare di toccare il corpo dell’appestato.
Il medico della peste: momento mori del carnevale veneziano
Il giorno di carnevale, tra le baute e le morette si potevano vedere sbucare dalla calli e dai sestieri anche i medici della peste. A prima vista una semplice goliardata, tipica della festa del carnevale, ma nello stesso tempo un’usanza e un monito che alludeva ai terribili anni della peste, che costituivano un evento quasi comune in quegli anni.
In tutta Europa e in particolare Venezia la peste si ripresentava continuamente: celebri le pestilenze del 1630 e del 1575. Addirittura, quest’ultima sterminò un terzo della popolazione veneziana.