La Voce della Città Metropolitana

Matrimoni, Luigino Cassan: “Meno incertezze e più programmazione”

Il mese di maggio era il mese della sposa per eccellenza ed è ormai sfumato tre le discussioni tra il Cts e le forze politiche. Ora la data spartiacque è il 15 giugno, ma nel mondo del Weddings Planner c'è molta delusione . Impossibile dicono pianificare. Ne parliamo con Luigino Cassan

La Voce della città metropolitana, Maria Stella Donà intervista Luigino Cassan, Presidente dell’Associazione 2020. Intorno ai matrimoni, durante il periodo di pandemia, c’è molta incertezza. Vi sono pochissime sicurezze e moltissime incognite. In questa puntata alcuni problemi che attualmente ostacolano l’organizzazione dei matrimoni saranno illustrati dall’ospite.

Quali sono le cose che si sanno sui matrimoni?

“Innanzitutto, per andare a un matrimonio dal 15 giugno in poi bisogna avere un requisito fondamentale fra questi tre: o aver fatto il vaccino (almeno 9 giorni prima), o essere guariti dal virus e possedere una certificazione dall’ASL locale, o aver fatto un test molecolare o antigenico rapido. (Questo vale sia per gli sposi che per gli invitati e gli organizzatori. Idem per camerieri, cuochi e in generale tutti coloro che all’interno o all’esterno siano presenti)”.

“I tavoli, è poi certo, debbano essere da quattro persone, con un metro di distanza fra una persona e l’altra. I tavoli, l’uno dall’altro, devono essere distanti due metri. Attualmente, comunque, è possibile disporre tavoli solo all’esterno”.

Quali sono, invece, le cose che non sappiamo?

“Noi, per ora, non sappiamo moltissime cose. Ad esempio, quanti potranno essere il numero di ospiti all’interno? Che ruolo dovrà rivestire il cosiddetto “Covid Manager”? E ancora, chi può formare questa figura professionale e chi si sobbarca la spesa? Sicuramente per capire meglio come organizzare un matrimonio è necessario capire cosa rappresenti. A questi quesiti dovrebbe rispondere il Cts (Comitato Tecnico Scientifico), si presume che lunedì avremo maggiori informazioni. Avrebbe senso pensare, almeno così speriamo, che il Covid manager sia il wedding planner: difficilmente può farlo qualcun altro”.

Quanto sono preziose queste ore per l’organizzazione di un matrimonio?

“Per organizzare un matrimonio bisognerebbe pensare almeno sei mesi in anticipo, adesso si decide in base a ciò che succede il giorno prima. A causa dell’incertezza continua non si sa più cosa dire agli sposi”.

Al via libera per i matrimoni c’è stato grande entusiasmo, ma adesso?

“Noi stiamo facendo di tutto per rendere i matrimoni sicuri con ciò che sappiamo, ma purtroppo non siamo ascoltati. Non c’è un tecnico per gli eventi in generale e le nostre proposte, dunque, vengono, secondo me, addirittura ignorate. Riceviamo soltanto promesse e buoni propositi. Noi non sappiamo come siamo arrivati a questo punto, abbiamo perso tutta la primavera e ancora non conosciamo le risposte. Abbiamo paura che gli sposi decidano di annullare le nozze.

Non capisco l’accanimento contro i matrimoni: se aprono le palestre, perché non noi? Siamo in spazi molto grandi ed è possibile mantenere la distanza, inoltre, ribadisco, bisogna possedere almeno uno dei requisiti sopra citati. Non è un’accusa alle palestre, ovviamente, ma non colgo perché noi veniamo isolati. In ogni caso, il Cts avrebbe dovuto pianificare prima le regole per permettere ai matrimoni, uno dei fondamenti della nostra cultura, di celebrarsi”.

A lei risulta che molte persone si siano sposate rinunciando alla festa?

“A me risulta una cosa ancora più grave: un business che fattura 67 miliardi soltanto in Italia è ignorato. Il problema grave nel nostro settore è la mancanza di lavoro: persone iper-specializzate, dalle cucine ai tecnici della fotografia, del suono, eccetera. Ci vorrebbe più programmazione”.

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