Matteo Masat: il rischio culturale di perdere l’artigianato

Matteo Masat: "Mi accorgo che si sta andando verso una direzione corretta, anche se, dovrebbe essere un'ottica più di medio e lungo periodo."

Matteo Masat alle perse con il tema della continuità di intenti, del così detto filo rosso che colleghi i vari tasselli. Venezia è l’eccezione al mondo che ci accomuna tutti, la possibilità di lavorare e vivere in un territorio cosi unico e ricco possibilità. Nel quale dev’essere assolutamente evitata la possibilità che altre tradizioni artigianali spariscano. Cambiare per R-esistere quindi.

Matteo Masat, il filo rosso che accomuna tutto

Paolo Dalla Vecchia: “Ti chiedo qual è e se c’è, dopo questa attenta analisi, il filo rosso che accomuna tutto?”

Matteo Masat: “Il filo rosso che accomuna tutto è Venezia, nel senso che Venezia è un posto unico al mondo, dove i grandi artigiani ed i grandi artisti e artigiani si sono incontrati per anni. Si sono visti ed hanno incrociato le loro abilità e conoscenze, prendendo uno dall’altro ispirazioni.

C’è stato il contatto tra rate d artigianato, si tratta di un luogo permeato da questa cultura, gli artigiani di Venezia su questo stanno davvero portando avanti una battaglia di resistenza. Per tutto quello che dicevamo prima, i costi, il mercato, la concorrenza.

Qualcosa si sta facendo. Mi accorgo che città ed amministrazioni stanno andando verso una direzione corretta, anche se è ancora timida questa operazione che dovrebbe essere, un pò più articolata, più strutturata e con una visione più di medio e lungo periodo. Stiamo rischiando di perdere alcuni settori caratteristici del nostro artigianato ed alcuni li abbiamo già persi.

La capacità dell’uomo di reinventarsi è straordinaria ed incredibile, ma non possiamo permetterci di perdere queste arti soprattutto culturalmente, perchè perdere comparti dell’artigianato di Venezia significherebbe, perdere l’identità di una città e di una cultura.”

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