I Carabinieri della Stazione di Mestre hanno denunciato un uomo del 1981, residente in centro, operaio, per simulazione di reato. Il tutto nasce con la denuncia dei figli dell’uomo che si rivolgono ai Carabinieri mercoledì mattina, raccontando che il papà è sparito. Avrebbe dovuto invece andare dal commercialista a versare 7.000 per il primo atto di acquisto di un nuovo negozio a Venezia.
Mestre
All’ora di cena del giorno precedente il figlio, già preoccupato ed alla ricerca del genitore, aveva ricevuto una telefonata inquietante. All’altro capo del telefono il papà gli diceva infatti di essere “prigioniero” di alcune persone e di avere solo pochi minuti per parlare. Inoltre diceva di non contattarlo e soprattutto non chiamare i Carabinieri, fine delle trasmissioni. Le circostanze sono già sospette, ma i Carabinieri decidono comunque di prendere sul serio la formale denuncia presentata e attivano le ricerche dell’uomo.
Il finto rapimento
Grazie alla localizzazione del telefono scoprono così che chiunque abbia in possesso il terminale è passato prima da Verona, poi da Milano e quindi adesso si trova a Firenze. Le celle agganciate sono però quelle nei pressi delle rispettive linee ferroviarie. La storia del rapimento è sempre più debole.
La confessione
Nemmeno il tempo di concludere le prime verifiche sul posto, e l’uomo in tarda serata – evidentemente pentito e resosi conto del meccanismo che aveva scatenato – si fa vivo con la famiglia. Tornato dalla Toscana, si presenta poi ai Carabinieri. I militari, già perplessi della ricostruzione dei fatti, raccolgono le dichiarazioni dell’uomo che però, non sembrano reggere dinanzi all’esperienza di chi da tempo svolge quel lavoro di investigatore. E così, dopo estenuanti opere di sensibilizzazione portate avanti dal personale della Stazione Carabinieri di Mestre, l’uomo confessa di aver speso buona parte del denaro della “caparra” al gioco.
L’importanza della verità
Messo alle strette dalla scadenza per l’acquisto della licenza, ha pensato bene di inscenare il rapimento, sperando in non si sa bene cosa. Così ha suscitato invece, oltre alla comprensibile preoccupazione della famiglia, l’attivazione della complessa macchina delle ricerche ed indagini di polizia. Il tutto è stato quindi rapportato alla Procura della Repubblica del Tribunale Ordinario di Venezia. Qui verrà valutata la sua posizione per Simulazione di Reato ed eventualmente anche per procurato allarme. L’occasione, unita all’analogo caso registrato in settimana a Spinea con il nipote che deruba la nonna e la induce così a denunciare un furto fantasma, è favorevole per richiamare l’attenzione della cittadinanza sull’importanza di non inscenare alcun tipo di reato, condotta che può portare a conseguenze imprevedibili, di portata imponderabile e che fatalmente si ritorcono contro sé stessi con una denuncia penale a carico.
Il problema della ludopatia
Superfluo sottolineare lo sforzo e l’attivazione inutile di importanti energie che possono essere destinate a reati veri. Importante, al contrario, sarebbe condividere il problema oramai diffuso della ludopatia e delle altre dipendenze così da poter intraprendere, questo sì unitamente a familiari e amici, il giusto percorso terapeutico.