Cronaca

Minacce sui social a Selvaggia Lucarelli dopo la morte di Giovanna Pedretti

Polemica con i giornalisti: "Diamo la colpa ai social, perfetto capro espiatorio del giornalismo 

Minacce di morte, insulti, attacchi personali, volgarità. Selvaggia Lucarelli nel mirino dei social e degli hater dopo la tragedia della morte della ristoratrice lodigiana Giovanna Pedretti per la quale la Procura della Repubblica indaga per istigazione al suicidio contro ignoti, con l’ipotesi che la ristoratrice non abbia retto alle polemiche scatenatesi sui social.

La vicenda

La tragica vicenda è legata a una risposta pubblicata ad una recensione omofoba che ha causato prima apprezzamenti e poi condanne dopo il dubbio, avanzato dal compagno della Lucarelli, il food blogger Lorenzo Biagiarelli, che la recensione fosse falsa. Il post di Biagiarelli in cui si ipotizza il falso è stato rilanciato da Selvaggia Lucarelli con tutta la sua coda di polemiche. Dopo la morte della madre, la figlia di Giovanna Pedretti su Instagram commenta così i post di Lucarelli: “L’accanirsi è pericoloso. Grazie cara ‘signora’ per aver massacrato in via mediatica la mia mamma. Cerchi pure la sua prossima vittima”.

Attacchi a Selvaggia Lucarelli

Oggi, Selvaggia Lucarelli ha postato nelle sue “Storie” su Instagram, alcune schermate di questi attacchi violenti e volgari. “Si arriva a un punto che anche le mer.. come te superano davvero il limite. So dove abiti, guardati le spalle perché hai le ore contate. Ti accoltello quando meno te lo aspetti. Non è uno scherzo, ma l’ultima che hai fatto la pagherai pesantemente. Ti sgozzo come un maiale” hanno scritto e ancora “Vergognati hai istigato al suicidio una povera donna, assassina, sei deplorevoleà”, “Fai veramente schifo, vergognati!”.

Attacchi anche politici

Matteo Salvini, parlando della morte di Giovanna Pedretti, ha commentato: “Notizia sconvolgente. Una commossa preghiera per Giovanna e un pensiero affettuoso ai suoi cari. Davvero una (presunta) recensione falsa meritava una polemica nazionale così avvelenata, su social e tg?”.

Mentre Michele Albiani, responsabile diritti per il Pd Milano metropolitana e attivista Lgbtq+, ha scritto: “Rispetto alla morte di Giovanna Pedretti: se si dovesse trattare effettivamente di suicidio, mi auguro che vengano indagate almeno per istigazione quelli/e che le hanno scatenato contro gli hater. Peggio degli squali, come ha detto giustamente una precedente vittima”.

A entrambi Lucarelli replica: “Visto che il consigliere comunale Pd di Milano è d’accordo con Salvini sulla pericolosità sociale di ‘quelle persone’, lo invito a fare un esposto in procura per istigazione al suicidio. Altrimenti sono solo pensierini acchiappalike come quelli del Capitano”.

Lascia X (ex Twitter) e la polemica con i giornalisti

Poi l’annuncio di lasciare X (ex Twitter) per qualche tempo e la polemica con i giornali: “Nel trasferirmi per un pò solo su Instagram, lascio alcune riflessioni”, in primis, attacca Selvaggia Lucarelli, “i giornalisti che in queste ore paragonano il debunking che spiega perché una notizia è falsa al giornalismo modello Iene che fa imboscate a chi rifiuta interviste, insegue, bracca, aspetta sotto casa o al lavoro, monta le immagini dei silenzi e delle fughe, musichette suggestive e faccioni degli inviati in servizi tv in prima serata, beh, come disse qualcuno, ‘o sono cretini o sono dei farabutti in malafede’”.

Per Lucarelli “Si preferisce scaricare le colpe più genericamente sui social brutti e cattivi, social che alla fine sono il perfetto capro espiatorio del giornalismo”. E a proposito della morte di Giovanna Pedretti: “Il suicidio si inserisce in un quadro più complesso, purtroppo- salvo casi evidenti o eclatanti – non sempre immaginabile. Le critiche possono essere una concausa, il che non vuol dire che si può offendere o denigrare”.

E sul suo ruolo di blogger. “Si è poi detto che il debunking non lo deve fare chi non è giornalista. Qui però il non giornalista è forse l’unico ad aver scritto una cosa vera, con parole misurate e chiamando la signora per verificare. E poi, se i social sono roba diversa dal giornalismo, come mai il giornalismo attinge tutti i giorni dai social e a mani basse?”. Conclude affermando: “Essere associati a suicidi con questa facilità sui giornali e questa goduria generale potrebbe uccidere molto più che una critica per aver raccontato una bugia, ma alla fine se mai si ammazzasse qualcuno si potrebbe sempre dare la colpa ai social. Gli unici, in questo caso, che avevano raccontato la verità”.

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