Economia e società

Mirano Summer Festival: massima attenzione ai protocolli e al lavoro

Il patron Favaretto: «Abbiamo detto Mirano RiparTiAmo e ci saremo: anche per chi lavora con i nostri spettacoli ed è stato fermo per mesi»

«Quest’anno il Mirano Summer Festival vuole essere un segnale e un modo concreto per ripartire e penso in particolare ai tanti addetti agli spettacoli che grazie a queste 23 serate potranno tornare a lavorare». A dirlo è Paolo Favaretto, patron della kermesse organizzata agli impianti sportivi di Mirano dal 21 agosto al 12 settembre prossimi e che replica così alle perplessità emerse in città riguardo l’opportunità di svolgere la manifestazione. LEGGI ANCHE: Mirano Summer Festival 2020 al via il 21 agosto. Il programma

Mirano Summer Festival e il covid

«Che ci debba essere massima attenzione è sacrosanto – afferma Favaretto – e noi per primi ci stiamo attrezzando per non lasciare nulla al caso. La prevenzione quest’anno sarà la nostra prima preoccupazione: gli accessi saranno presidiati, gli ingressi contingentati e ai concerti si assisterà con un tetto massimo di presenze e posti a sedere. Abbiamo già acquistato una gran mole di materiale per la sicurezza dei nostri spettatori e operatori, tra tabelle, gel e mascherine, e stiamo formando i volontari su tutte le misure di prevenzione da adottare durante il festival. A coordinarli sarà un Covid-manager, che avrà il compito di sovrintendere a tutti i protocolli da seguire durante la manifestazione, mantenendo un punto di contatto con le autorità».

Ma il presidente dell’Associazione Volare interviene anche sul dibattito innescato riguardo l’opportunità di svolgere la manifestazione quest’anno in riferimento alle difficoltà delle attività produttive e commerciali. «Mi auguro non si voglia innescare una guerra tra poveri – prosegue Favaretto – il Mirano Summer Festival è una delle tante riposte che la città ha voluto dare con l’evento di inizio luglio denominato Mirano RipartTiAmo, organizzato da Confcommercio del Miranese, il cui spirito è stato proprio quello di dire: ricominciamo, in sicurezza, a vivere e lavorare. Noi a quel concerto c’eravamo, a significare che vogliamo essere della partita e infatti facciamo da eco a quel messaggio con il nostro “The music must go on!”.

I posti di lavoro

La nostra manifestazione è anche un modo per rimettere in moto un indotto che riguarda in un esercito di addetti del settore spettacoli, rimasto fermo per lunghi mesi. Con i nostri concerti possono tornare a lavorare e penso ad elettricisti, fonici, ditte di montaggio e allestimento palchi: una media di 15 persone a serata, senza contare tutti quelli al seguito delle band o delle radio che suoneranno dal nostro palco, anch’essi tutti in ripartenza. Un palco, tra l’altro, che sarà il primo di queste dimensioni ad essere montato nel 2020 in zona, così come il capannone per lo stand gastronomico.

La ripartenza

Leggo alcune preoccupazioni, anche riguardo una presunta concorrenza con altri attori di questa ripartenza, anch’essi messi in ginocchio dal lockdown, dai commercianti ai giostrai e penso che anche noi quest’anno avremo per forza di cose un pubblico ridotto, dovendo limitare gli accessi. Mille posti a sedere non credo possano creare un danno ai locali e ristoranti, anzi semmai possono fare da traino per portare visitatori da fuori a Mirano, in un anno avaro di manifestazioni.

Se vogliamo davvero ripartire, come è stato auspicato da più parti, l’unico modo è fare squadra, tornare a rinsaldare un patto tra istituzioni, commercianti, addetti agli spettacoli e volontari, seguendo i protocolli e tornando a riaccendere la città su vari fronti. Allo stare fermi e annullare tutto abbiamo già assistito, non credo porti benefici a qualcuno e soprattutto credo che nessuno voglia un nuovo lockdown auto-inflitto, figlio della paura. Saremo molto attenti, ma mai remissivi: lo dobbiamo a chi ha lottato contro questo virus e a chi, purtroppo, non è più tra noi».

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