Caso Mose, Calderan: “Porto regolato sì, ma nel rispetto dei patti”.
Gestione del Mose e impatto sul porto
Si accendono i riflettori sulla gestione operativa del Mose e sulle ricadute che questa ha sul porto. Il presidente della Venezia Port Community (VPC), Davide Calderan, ha espresso preoccupazione per le recenti decisioni che stanno comprimendo l’operatività portuale rispetto agli accordi presi.
«Tra ieri e oggi – spiega Calderan – la gestione del Mose ha imposto chiusure non in linea con i parametri stabiliti. I livelli di salvaguardia fissati a 110 centimetri e gli 85 richiesti dal Comune per il sollevamento delle paratoie non sono stati minimamente rispettati».
Dati e criticità
I dati parlano chiaro: il 10 dicembre il Mose è stato attivato alle 3.30, con una marea di soli 71 centimetri. La riapertura, avvenuta alle 9.35, poteva essere anticipata alle 8.05 senza rischi per la sicurezza, data la marea calante. Situazioni analoghe si sono verificate il 9 dicembre, quando il Mose è rimasto attivo dalle 4.15 alle 10.15, con il porto già bloccato dalle 3.30.
«Comprendiamo – aggiunge Calderan – che in condizioni estreme, come quelle di domenica, prevalga la prudenza. Tuttavia, non si spiega perché vi siano chiusure anticipate di 30-60 minuti rispetto al sollevamento delle paratoie e ritardi nella riapertura quando le condizioni lo permetterebbero».
L’economia locale
La VPC ribadisce la necessità di una gestione efficiente e puntuale: «Chiediamo regole certe e un approccio più accurato. Eventuali eccezioni devono essere giustificate da situazioni straordinarie, non da una programmazione carente».
Calderan ricorda l’importanza del porto per l’economia locale: «Le aziende portuali investono continuamente per mantenere standard di eccellenza. Non possiamo permettere che decisioni inefficaci mettano a rischio questo patrimonio. Venezia deve essere salvata, ma anche il porto, pilastro fondamentale del territorio, merita attenzione e rispetto».
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