I colori delicati, le superfici piatte, come dipinte da un bambino. La pittura di Luc Tuymans fa presagire poco o nulla dell’orrore che che la muove. Come la gigantesca natura morta del 2002, a suo modo una riflessione intorno all’attentato delle torri gemelle, una reazione alla pletora di immagini catastrofiche e anche un tentativo di sublimare il dolore in un’immagine familiare.
Analogamente abbiamo Child abuse, “violenza sui minori” dove semplici oggetti e forme infantili alludono al fatto che la quotidianità più rassicurante a volte nasconda violenza e abusi.
La mostra di Luc Tuymans
La prima personale in Italia dell’artista fiammingo Luc Tuymans è ospitata a Palazzo Grassi a Venezia fino al 6 gennaio 2020. si intitola “la pelle” anche non è presente nessun riferimento esplicito all’omonimo romanzo di Curzio Malaparte.
Altra caratteristica della pittura di Luc Tuymans classe 1958 è la luce, mai calda e brillante ma piuttosto fioca e grigiastra tipica forse del suo paese nordico, il Belgio. Se invece vogliamo parlare di ispirazione, moltissime immagini sono estrapolate dal web, sono foto di video o di giornali, spesso sfocate. Anche l’immagine simbolo della mostra è il fotogramma di una serie tivù brasiliana, ritrae una donna sotto choc che sta per morire avvelenata.
Dopo che è stato scelto il soggetto Tuymans ha una regola, la realizzazione del quadro deve durare solo un giorno, ecco perchè i suoi dipinti hanno apparentemente un aspetto frettoloso, ma con un valore aggiunto, come ci spiega la curatrice Caroline Bourgeois
80 opere
In mostra a venezia ci sono circa 80 opere, tra queste una realizzata appositamente per l’atrio di palazzo Grassi. È Schwarzheide, un enorme mosaico – oltre 80mq e 200mila tessere di marmo. Riproduce la foresta intorno a un campo di concentramento così come la disegnò un prigioniero dei nazisti. Il mosaico ha bisogno della giusta distanza per essere decifrato nel suo insieme, può essere calpestato ma non con i tacchi a spillo.