Mille donne di Venezia. Mille donne veneziane, ritratte nello spazio di un’estate, dal fotografo francese Pierre Maraval. E ora sono visibili nel monumentale spazio della chiesa di San Lorenzo, dove opera Ocean’s space, il centro internazionale per la difesa degli oceani attraverso le arti. Proprio la mostra
Mille donne di Venezia, voluta dall’Associazione SUMus, mira a raccogliere le forze vitali femminili presenti in ogni essere umano, per un domani migliore, per un mondo più giusto e sostenibile.
Il manifesto della mostra
Come ci spiega Helene Molinari, fondatrice di SUMus “Venezia è una donna che rappresenta tutte le donne nel mondo. E come tutte le donne del mondo deve essere riabilitata. Per questo abbiamo lanciato un progetto: il progetto di Mille donne per Venezia. Per riuscire a far partire, da Venezia, questo progetto di sorellanza e di tutte le donne del mondo, che inizia proprio da questa città.
Questa città, perché le donne di questa città sono delle eredi storiche, sono state delle pioniere. Viviamo in una società che è mortifera, mentre, invece, noi abbiamo bisogno di una società che dia la vita, per noi e per le generazioni future. Ecco perché abbiamo lanciato un manifesto. Il manifesto che è “We care, we dare, we share” quindi “Noi ci teniamo, noi osiamo, noi condividiamo”. Questo perché vogliamo rigenerare tutto quello che ci circonda”
Il merito è delle donne
Per Pierre Maraval, le donne veneziane sono custodi di quell’innata bellezza, che si connette con la natura stessa della città. Una bellezza che non si ammanta di vanità, ma piuttosto di consapevolezza. La mostra Mille donne di Venezia, aperta fino al 27 dicembre, non è soltanto un tributo alle donne contemporanee, ma un ponte fra generazioni: “Questo è un lavoro che ha richiesto 6 mesi di preparazione. Qui voi lo vedete tutte insieme queste foto. Io le ho fatte e ho incontrato queste donne una per una.
È stata un’esperienza fantastica, veramente incredibile. Non le ho scelte io, non ho scelto ogni donna in funzione della sua importanza o del suo fisico o del suo modo di essere. Sono loro che si sono scelte, che hanno scelto delle amiche da far venire per partecipare. Io non sapevo chi avrei incontrato. Il risultato lo vedete qui: è uno spettacolo. Bella atmosfera, meravigliosa, ma il merito non è mio soltanto. Il merito è di tutte queste donne che hanno voluto lavorare insieme a me”
E ad un futuro più responsabile per la salvezza della terra si appella la scultura No more time di Paola Buratto Caovilla, collocata al centro del campo San Lorenzo. Quasi ad invocare un’azione concreta e collettiva a salvaguardia del nostro pianeta.