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“Neverland”, a 70 anni dal classico Disney a Roma la mostra di Ajnos

Dal 22 novembre a galleria SpazioCima, ispirata a Peter Pan 

Dal 22 novembre al 14 gennaio a Roma “Neverland”, la mostra di Ajnos ispirata al magico mondo di Peter Pan alla galleria SpazioCima.

L’esposizione, a cura di Roberta Cima e con il testo critico di Antonio E.M. Giordano, è a settant’anni dal debutto cinematografico italiano del classico dell’animazione Disney, “Le avventure di Peter Pan” (16 dicembre 1953), e alla vigilia del centenario del “Peter Pan”, diretto da Herbert Brenon (1924), entrambi i film basati sull’opera teatrale “Peter e Wendy” di J. M. Barrie.

Circa 20 le opere in mostra (a ingresso libero), principalmente con tecnica olio e collage su tela. L’artista ha attinto al repertorio letterario e cinematografico del magico universo ruotante attorno al personaggio del bambino Peter, che fugge dal tempo e dalle responsabilità del diventare adulti.

La mostra “Neverland”

“La mostra si ispira alla figura di Peter Pan, l’eterno bambino, che scappa dal tempo e dalle responsabilità del diventare adulti – ha dichiarato Ajnos – è un viaggio nel tempo sospeso di Peter in un luogo metafisico, uno spazio che ognuno di noi conserva dentro di se, che troppo spesso però dimentica. Peter è cristallizzato in quel particolare momento della giovinezza in cui germoglia il desiderio di evasione dalla famiglia. È completamente proteso verso la libertà. In lui abitano spensieratezza e turbamento e questo avvicendarsi degli opposti non risparmia nessuno dei personaggi sull’isola che non c’è”.

“Di primo acchito le venti tele sembrerebbero ritrarre Peter, Wendy, la fata Campanellino, Capitan Uncino, il Coccodrillo ‘Tic – tac’ (che minaccia la vita di Uncino), i bambini perduti sull’Isola che non c’è, mascherati da procioni o da volpe, Spugna il pirata (con la mappa del tesoro), la polvere di fata (per volare nell’oscurità blu della notte), ‘Giglio tigrato’ (principessa pellerossa) – ha spiegato Antonio E.M. Giordano nel suo testo critico – a un esame più attento invece capiamo che Ajnos non rappresenta i reali personaggi del racconto di Barrie bensì bambini non ancora adolescenti, intenti a giocare o a sognare di farlo, indossando i costumi dei protagonisti di Neverland.

Sono sorpresi a giocare al ‘tempo che non esiste’ con i vecchi giochi dimenticati in soffitta o in cantina dalle loro mamme e papà. Ciascuno di essi è immerso in un ‘non luogo’ nel proprio spazio isolato e non si incontrano mai (ad eccezione dei bambini perduti gemelli, da considerare come un singolo)”.

L’artista

Sonja Fersini, in arte Ajnos, è nata a Zurigo, ma vive e lavora nel Salento. Dopo aver intrapreso la professione di visagista e truccatrice, sviluppando una forte sensibilità ed empatia nei confronti del femminile, con particolare attenzione al volto, ha iniziato a lavorare sul processo contrario in pittura, enfatizzando proprio questi aspetti.

Asimmetrie, imperfezioni, lineamenti affilati, occhi giganteschi, languidi e tormentati sono diventati tratti somatici comuni nei volti delle sue donne-bambine. Negli ultimi anni la sua esplorazione artistica si sta muovendo nel mondo dell’infanzia alla scoperta del legame ancestrale tra la vita reale e le fiabe.

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