In calo l’attenzione degli italiani verso fake news e discorsi d’odio in rete

Secondo un sondaggio, realizzato da Swg, il 53% degli italiani ritiene che i “discorsi d’odio in rete” siano un problema (un anno fa lo pensavano in 7 su 10), mentre per due persone su tre è un nuovo modo di comunicare con cui bisogna convivere.

Gli italiani si stanno assuefacendo ai discorsi d’odio e alle fake news che caratterizzano la comunicazione sul web. Lo dice la ricerca di Swg “Odio e falsità in rete. La percezione dei cittadini”, realizzata per conto dell’Associazione Parole Ostili, sottolineando che rispetto a un’omologa inchiesta sviluppata un anno fa, diminuisce del 17% (ma è ancora maggioranza al 53%) il numero di coloro che si considerano turbati dalla questione del “hate speech”. D’altro canto, il 23% ritiene che si parli troppo di “linguaggio aggressivo”, mentre per due persone su tre è semplicemente un nuovo modo di comunicare, con cui convivere.

Per quanto riguarda le “false notizie”, le persone che ritengono adeguato il livello del dibattito in corso – originato dalla vittoria elettorale di Donald Trump e dalla Brexit – sono il 59%, il 6% in meno rispetto alla precedente rilevazione risalente al 2017, e il 28% crede che se ne parli in modo esagerato.

I dati presentano un legame tra la percezione di questi toni e il livello d’istruzione e le età degli intervistati: sono infatti le persone laureate – e più anziane – le più preoccupate, invece chi non supera la licenza media e i “millennials” (che comunicano quasi esclusivamente via social) percepiscono poco il problema.

Altro risultato degno di nota: il 58% dei dipendenti sostiene che l’uso di un linguaggio aggressivo e irrispettoso è più diffuso in ambito lavorativo rispetto a dieci anni fa, ma anche i dirigenti ritengono cambiata la comunicazione, mentre  oltre un terzo del campione dichiara di sentirsi a disagio con il nuovo modello, i cui ingredienti principali sono protagonismo e aggressività, prevalenti rispetto ad assertività ed empatia. 

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