Ospedale di Mestre: esportato gigantesco “gozzo tirodeo”

Un gigantesco “gozzo tirodeo” è stato esportato all’Ospedale dell’Angelo: “Così esteso da comprimere anche il cuore e provocare aritmia”

Il “gozzo tiroideo”, il rigonfiamento anomalo della tiroide, è un fenomeno diffuso. É rarissimo però che raggiunga il peso di oltre 600 grammi e un volume tale da provocare gravi difficoltà. Ad esempio, intralciando addirittura la funzione respiratoria e quella cardiaca. Questo ciò che è accaduto ad un paziente dell’Ospedale di Mestre.

Parla Roberto Spinato

“È accaduto ad un nostro paziente di 63 anni – spiega il professor Roberto Spinato, dell’Otorinolaringoiatria dell’Angelo – che ha sviluppato un gozzo tiroideo di più di 30 centimetri di lunghezza. Va detto che i gozzi immersi, o cervico toracici, rappresentano una entità patologica rara, e il più delle volte asintomatica.

Possono però dare complicanze molto gravi per l’azione di compressione che esercitano su organi vitali come trachea, esofago ed apparato cardiovascolare. Rarissime sono le forme ectopiche e di dimensioni notevoli: basti pensare che una tiroide normale pesa circa 20-30 grammi a fronte dei 600 grammi raggiunti dal ‘gozzo’ del nostro paziente. Un rigonfiamento così voluminoso e invasivo non poteva che essere affrontato con un intervento chirurgico”.

Intervento delicato senza complicanze

L’intervento era necessario perché il gozzo dava evidenti segni compressivi su diversi organi ed è stato compiuto in questi giorni all’Ospedale di Mestre.

È stato eseguito dalle équipe chirurgiche dell’Otorinolaringoiatria e della Chirurgia toracica, che oramai da tempo lavorano in team per affrontare problematiche che interessano le vie respiratorie. L’équipe chirurgica comprendeva: il professor Roberto Spinato, il dottor Doriano Politi e il dottor Cristiano Breda. I chirurghi hanno affrontato, con buon esito e senza alcuna complicanza, l’intervento molto delicato, che prevedeva una fase cervicale e una fase toracica.

Dettagli sull’operazione di Cristiano Breda

“L’incisione cutanea, effettuata dapprima nella regione del collo per l’accesso alla loggia tiroidea – spiega il Primario Cristiano Breda – veniva estesa sul torace, per poi eseguire una sternotomia completa al fine di dominare la componente toracica della malattia. La componente intratoracica del gozzo da asportare raggiungeva la porzione posteriore dell’arco aortico. Una parte del rigonfiamento anomalo era autonoma e completamente staccata dalla tiroide e giaceva anteriormente a contatto con lo sterno, raggiungendo il suo margine inferiore. Comprimeva quindi la trachea fino a renderla filiforme”.

Le difficoltà dovute al “gozzo”

Durante l’intervento si è evidenziato come la parte profonda intratoracica della tiroide comprimeva il muscolo cardiaco, che era la probabile causa della fibrillazione atriale della quale il paziente soffriva. A complicare ulteriormente l’intervento, per un più elevato rischio di emorragia, erano i farmaci anticoagulanti assunti proprio a seguito delle difficoltà cardiache.

Una collaborazione efficace e di successo

Con questo intervento chirurgico si conferma e si rinnova l’efficace collaborazione tra i chirurghi ORL e i chirurghi toracici dell’Ospedale dell’Angelo. Anche se non avevano mai affrontato una sternotomia completa e con un caso di tali dimensioni, “questa collaborazione – sottolinea il Primario Doriano Politi – ha permesso di risolvere un caso estremamente complesso senza complicanze. Nessuna ricaduta si è avuta in particolare sui nervi ricorrenti che fanno muovere le corde vocali, né sulle paratiroidi che regolano il metabolismo del calcio. Nemmeno sulla trachea e sulle strutture cardiovascolari”.

Due giorni dopo l’intervento il paziente già iniziava a deambulare e si alimentava normalmente.

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