L’Ordine dei Medici, e il Presidente Filippo Anelli, hanno preso una posizione molto forte, chiedendo di dichiarare tutta l’Italia come zona rossa. L’evoluzione dell’indice primario dell’occupazione dei posti nelle terapie intensive, indica, come dicono anche gli anestesisti, un aumento del 5% a livello nazionale. I posti sono oltre 10 mila secondo il numero di ventilatori e di macchine. I posti disponibili che garantiscono di essere seguiti sono intorno ai 7/8 mila.
Il resoconto del Vicepresidente dell’Ordine dei Medici
Il Vicepresidente dell’Ordine dei Medici e presidente dell’Ordine di Venezia, Giovanni Leoni riporta i dati dell’Istat, il Veneto ha aumentato di poco sia il numero degli anestesisti, sia i posti letto. Il numero di anestesisti era un fattore carente anche in era pre Covid, secondo i dati della Regione Veneto ne mancavano già 150.
I posti letto necessitano di medici ed infermieri specializzati, i quali sono sempre gli stessi, sottoposti a un turn-over e ad uno stress estremamente particolare e incisivo. Vi è una riduzione dell’attività chirurgica a favore del trattamento dei pazienti Covid; ma le urgenze e le problematiche dei pazienti, soprattutto oncologici, devono essere comunque svolte.
Zona rossa
Alla base della richiesta di ritorno alla zona rossa, vi è l’ansia dell’ondata di infezioni della pandemia influenzale normale, che tradizionalmente incorre nei mesi di gennaio e febbraio, e che si andrà a sovrapporre con i casi Covid. Si stanno completando le vaccinazioni in questi giorni per limitarne la portata. L’aumento delle complicazioni a livello respiratorio contratte da molti anziani negli ultimi anni, hanno portato ad una drastica occupazione degli ospedali. La domanda che urge è: dove andranno questo tipo di pazienti, se tutti gli ospedali sono pieni di casi Covid?
Nel rilevamento dei casi positivi bisogna tenere conto del ritardo per quanto riguarda la sintomatologia, che può comparire solo dopo 2 o 3 giorni dal contagio; la possibilità del contagiato di andare a fare un tampone, e il tempo di risposta di questo. Infine un ultimo fattore è l’iscrizione al database regionale e nazionale. Il risultato che vediamo è un quadro di quello che è successo come contagio, circa 15 o 20 giorni prima. Si comincia a vedere l’inizio di una possibile discesa dei casi, ma nonostante questo c’è da ricordare che, in questi giorni, si è superato il numero record dei morti, e raggiunta la saturazione delle terapie intensive.
Coinvolgimento dei medici di base
Il Veneto si riconosce a livello nazionale, come la regione che ha avuto la maggiore risposta su territorio per quanto riguarda l’effetto di contenimento. La stessa risposta si ha sul trattamento a domicilio dei casi, da parte di medici di medicina generale.
In seguito all’accordo nazionale che ha deciso per l’assegnazione ai medici di base il lavoro aggiuntivo dei tamponi rapidi, ne sono stati consegnati gratuitamente una ventina a testa. Inoltre si sta procedendo con la distribuzione di dispositivi di protezione e l’attivazione di Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA). Medici che andranno a fare controlli a domicilio a pazienti potenzialmente positivi, che contatteranno il medico di famiglia telefonicamente. E’ di assoluta importanza che la fascia delle vaccinazione e quella dei tamponi siano completamente separate. Vi è quindi anche un grosso problema di organizzazione di orari e luoghi.
Per invertire la tendenza bisognerebbe seguire l’esempio della Cina, che attualmente è un area bianca, ovvero esente da contagio. In Europa invece ci si trova in un’area nera, con un alta diffusione di contagi, dunque il blocco del movimento interurbano è il sistema universalmente riconosciuto come il più efficace. Il metodo della Cina, ma anche della Corea e altri paesi, ha permesso nel giro di 15 giorni di contenere l’epidemia. Il contenimento in questi paesi ha attuato anche l’utilizzo di strutture adibite per l’isolamento dei soggetti contagiati.
Le avvisaglie c’erano già a luglio e agosto, con l’apertura di discoteche, e il ritorno dalle vacanze in zone in cui vi era una forte circolazione di contagi. Tutto ciò ha portato alla nascita di nuovi focolai, evitabili se si fossero adottate certe misure di contenimento.
Grazie a TeleVenezia ed alla giornalista Mariastella Donà – G. Leoni