A Venezia non esiste soltanto la preoccupazione per la gestione delle spiagge, ma anche per la gestione della laguna. Quella a sud sta diventando mare aperto e quella a nord si sta interrando. Lo scavo di oltre venti archi sotto il ponte della Libertà non è sufficiente. Ne parliamo con Paolo Cuman, portavoce del polo nautico di San Giuliano
Paolo Cuman, La Punta di San Giuliano dipende dal Provveditorato e si sta interrando sempre più. Gli archi sono fondamentali per far scorrere la corrente, ma tutto questo blinda San Giuliano. Che cosa sta accadendo?
“La laguna, che vedete alle mie spalle, è in realtà una sorta di miraggio. Tutta la zona in cui mi trovo attualmente, al di fuori del piccolo canale che costeggia la barchina del Polo Nautico, ha una profondità di circa 30 cm. Non è nemmeno in grado di garantire la navigazione di una barchina media.”
Passando per il ponte sembra di vedere persone che camminano sull’acqua. Però, se non c’è gente, si pensa che l’acqua sia profonda.
“Un po’ di mesi fa, ho mandato le foto di uno stormo di fenicotteri rosa, che stava passeggiando a 200 metri da dove sono ora, su una parte secca della laguna. Ciò significa che la profondità dell’acqua era di circa 5 cm. Sebbene sia bellissimo da vedere, è una realtà estremamente negativa, perché dove 80 anni fa c’erano mediamente 80 cm d’acqua, ora l’acqua, s’è alta, è di circa 30 cm”.
Le lagune sono destinate ad interrarsi oppure ad allagarsi. È in programma lo scavo dei 23 archi, in direzione di Venezia, e 3 verso San Giuliano. È così?
“Non esattamente, poiché sono stati scavati finora tre archi a San Giuliano e altri 20 all’altezza dell’Isola dei Cannoni, presso Venezia. In questi giorni dovrebbe partire un altro scavo di 25 archi, da parte del Provveditorato e delle Ferrovie, sempre a Venezia. Purtroppo ci si dimentica sempre di quest’area.”
Paolo Cuman, ma c’è l’intenzione di far passare le imbarcazioni sotto il ponte?
“Il problema è che non passa l’acqua, perché il banco di ostriche e di sedimi che si sono formati hanno creato una diga”.
Darebbe la possibilità di far scorrere questi sedimi.
“Dovrebbe far ritornare l’acqua nella laguna, facendola ritornare un tutt’uno. A causa della costruzione del ponte, la laguna si è divisa in due”.
Di che cosa ha bisogno San Giuliano, se il Provveditorato ha deciso che, oltre che a scavare questi 20 archi?
“C’è assolutamente la necessità di aprire altri archi agli inizi del ponte, circa una ventina, affinché si aumenti la capacità di corrente e del ricambio dell’acqua in questa zona. Dopo di che si dovrebbe dragare. La zona qui davanti, dove mettiamo le barche, quando è il livello della marea è allo 0 della Punta della Salute, abbiamo 35 cm d’acqua sotto alle gru. Questi 35 cm non sono nemmeno sufficienti per immettere un’imbarcazione di piccola taglia. Questo succede per il 15 % del tempo e la cosa grave è che ogni anno perdiamo circa 5 cm di fondale in questa zona. È dovuto al continuo apporto di sedimi al moto ondoso, soprattutto dall’Osellino, che sbocca sul Seno della Seppa.”
Lungo i canali sono ormeggiate tantissime imbarcazioni: circa 1000 imbarcazioni lungo l’Osellino e 1500 lungo il canal Salso. Sono tutte in acqua?
“Tale è la situazione senza considerare le barche in arrivo da altre zone. In questo momento possono muoversi solo fino al canale di san Secondo, nel Canal Salso, perché il fondale sparisce una volta superate le bricole. In particolare nell’Osellino, in certe condizioni di marea, sotto il livello 0, le barche non rientrano o si incagliano, come ho di fatto visto succedere, o che non riuscivano a passare o che sollevavano accumuli di fango.”
Paolo Cuman: perché sul Polo Nautico si sta investendo 7 milioni, per congiungere la terraferma e Venezia? Questo permetterebbe a chi abita nella terraferma di accedere al mare.
“È un’occasione importantissima, perché abbiamo dai bambini fino agli anziani che gravitano attorno a questa zona. Al Polo Nautico sono iscritti più di 2000 persone, chi lo pratica a livello sportivo, con anche ottimi traguardi. Perciò, tutto questo rischierebbe di mancare, con una spesa notevole e un lavoro ben fatto, proprio per l’assenza di acqua.”
Venezia ha perso altri 700 abitanti. Questo contatto con il mare non andrebbe perso, se ci fossero strutture come le vostre.
“Bisognerebbe cercare di creare il concetto di Mestre come città anfibia, di cui parlava Gaetano Zorzetto, che invece si rischia di perdere. La gente ha finalmente capito di essere una città d’acqua, cosa che non era scontata tempo addietro. Oltre al parco, Mestre comprende anche la laguna”.
Anche la rivalorizzazione di Forte Marghera è un modo per riconciliare terra e mare. Alla fine di Porto Marghera c’è un bacino, dove sono posteggiate delle barche, da cui si può salpare per la laguna.
“Esattamente. Ho sentito un’espressione bellissima recentemente, “Delta di Mestre”. Mestre ha un suo delta, un suo modo di sfociare nell’acqua, che deve essere valorizzato. Questo perché rappresenta una fonte di ricchezza per tutti i cittadini”.
Paolo Cuman, lanciamo l’appello. Facciamolo, anche se il Provveditorato n’è a conoscenza, ma non ha altri fondi.
“Soprattutto bisogna anche intervenire su tutti i canali, perché questi non possono essere non dragati. I canali sono delle vie d’acqua e, come in terra si riasfaltano le strade, anche i canali hanno bisogno di manutenzione. Spariscono se vengono lasciati a sé stessi, facendo sparire sia il traffico sportivo che quello commerciale.”
La zona della laguna nord sta diventando un mare aperto, mentre la laguna sud sta diventando terra. È naturale, ma l’uomo vuole mantenere la laguna intatta.
“I veneziani del ‘500 decisero di rimanere in laguna e noi dovremo fare altrettanto.” Grazie a Paolo Cuman per essere stato con noi.