La “Direttiva Emissioni Industriali”
Il Presidente della Coldiretti di Venezia, Giovanni Pasquali, offre un’interessante panoramica sulla situazione agricola e zootecnica del Veneto, con una particolare attenzione su Venezia.
La recente attenzione è stata catalizzata dalla nuova direttiva, chiamata “Direttiva Emissioni Industriali”, generando apprensione tra gli agricoltori locali. Pasquali chiarisce che, benché Venezia non sia nota per i suoi allevamenti zootecnici, la direttiva potrebbe impattare negativamente su settori cruciali come gli avicoli e gli allevamenti suini. La novità della direttiva consisteva nell’inserire gli allevamenti bovini e di abbassare i limiti relativi al numero di capi allevati per assoggettare più imprese a questa direttiva. Per fortuna, l’intervento deciso di Coldiretti ha escluso gli allevamenti bovini, ma resta la sfida di bilanciare le esigenze ambientali con la sostenibilità economica delle aziende agricole.
L’aumento della burocrazia provoca ulteriori danni al settore primario
Il presidente Pasquali ritiene che non sia minimamente confrontabile il livello di emissioni degli allevamenti veneti rispetto a quanto emesso dal settore industriale. Pertanto, non condivide la visione “green” di alcuni politici europei. Si chiede, infatti, se tale presa di posizione non sia più una mossa strategica per favorire la produzione di alimenti sintetici e cellulari.
L’adozione di questa direttiva più stringente comporterebbe forti difficoltà al settore zootecnico. Queste imprese sono prevalentemente a gestione familiare e, pertanto, l’aumento della burocrazia comporterebbe un aumento dei costi e ad un maggior dispendio di tempo per compilare queste procedure. Di conseguenza, avendo già gli allevatori italiani dei costi di produzione molto più elevati rispetto ad altri paesi, ciò li porterebbe fuori mercato.
La ricchezza agricola del Veneto
Giovanni Pasquali descrive poi il Veneto e la sua ricca diversità agricola. La cerealicoltura nella zona di Cavarzere, a Chioggia il radicchio e la pesca, i vigneti e gli ortaggi nella zona centrale della provincia. A nord, come a San Donà, si è sviluppata moltissimo la viticultura, soppiantando le culture più tradizionali come i cereali.
Pasquali enfatizza l’urgenza di adattare le normative europee alle realtà agricole specifiche di ciascun paese membro. L’Europa, con le sue molteplici tradizioni agricole, richiede politiche flessibili che rispettino le peculiarità regionali.
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