Patologie neurologiche, al San Camillo si riabilitano con la realtà virtuale

Un nuovo strumento per fornire ai pazienti la possibilità di recuperare anche da casa

Ridurre il rischio di degenerazione delle patologie neurologiche, prevederne l’evoluzione e, nel caso siano già in corso, fornire riabilitazioni anche da casa sfruttando le tecnologie come la realtà virtuale.

È questo uno dei progetti che vede l’Irccs San Camillo capofila di cinque Irccs in Italia (San Raffaele Pisana – Roma, ICS Maugeri Spa SB – Novara, Fondazione Mondino – Pavia, Fondazione Santa Lucia – Roma), per lo studio delle patologie neurologiche. L'”Oak elderly innovation project – Analisi avanzata dell’equilibrio e nuovi modelli teleriabilitativi per la prevenzione del rischio di caduta nell’anziano e nel paziente neurologico”, è un progetto in conto capitale finanziato per oltre 890mila euro dal Ministero della Salute (di cui 185mila direttamente al San Camillo).

L’ospedale, grazie al finanziamento, è riuscita ad ottenere il dispositivo Oak Elderly Care Innovation, un apparecchio a “Km0”, dato che l’azienda che lo produce è Khymeia Group Srl di Noventa Padovana.

La realtà virtuale

Grazie alla Realtà virtuale e a sensori di ultima generazione il giovane staff dell’ospedale composto da dodici persone (il capofila è anche il più “vecchio”, cioè il 39enne Andrea Turolla) è in grado di sperimentare le nuove tecniche riabilitative sia in sede che da casa. Infatti, queste nuove tecniche permettono di intervenire direttamente durante la teleriabilitazione, correggendo eventuali errori da parte del paziente o segnalando le necessità durante il procedimento. Questo fa sì che l’utente possa godere delle ultime tecnologie in campo riabilitativo senza doversi recare forzatamente nella struttura ospedaliera, ma grazie allo staff del San Camillo potrà procedere al proprio percorso senza allontanarsi dall’ambiente più confortevole, cioè quello casalingo.

L’Oak è un dispositivo innovativo e attualmente ne esistono solo cinque al mondo, di cui solo quella utilizzata al San Camillo lo è per progetti relativi al campo della neurologia. «C’è grande emozione nel poter contare su uno staff così unito e in un dispositivo del genere. Ci sono molte aspettative, ma subito avevamo capito come si trattasse di un progetto vincente grazie all’elevato grado di coinvolgimento anche degli altri istituti», ha spiegato Andrea Turolla, principal investigator del progetto.

La titolare della linea di ricerca Michela Agostini ha quindi proseguito: «Questo dispositivo ci consentirà di continuare nel solco tracciato dal San Camillo, cioè quello di continuare a prenderci cura dei nostri pazienti con elevata attenzione e mettendo loro a disposizione, oltre ad uno staff specializzato, anche le ultime tecnologie. Riusciremo a dare un trattamento intensivo integrato che, per quello che riguarda la neuroriabilitazione, difficilmente si trova sul territorio».

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