Intervista a Pier Paolo Baretta, uno degli uomini veneziani di governo di punta essendo sottosegretario di Stato al Ministero dell’Economia e delle Finanze che in queste ore si trova proprio a Roma dove si stanno decidendo le sorti del governo. Giuseppe Conte è andato nel pomeriggio al Quirinale e il PD in un vertice oggi ha deciso mai con un governo sovranista.
Pier Paolo Baretta e la crisi di governo
“Penso che Renzi abbia fatto un gravissimo errore nel provocare la crisi. Soprattutto alcuni argomenti come il Mes potevano anche essere condivisibili ma la crisi di governo è un’altra cosa. Provoca una situazione di incertezza grave nel paese.
In questo momento non ce lo possiamo e non ce lo dobbiamo permettere. C’è l’emergenza covid, la situazione economica e sociale che sono molto difficili. L’idea di una crisi di governo, per una buona parte al buio, è una responsabilità grave che mi auguravo che non che non fosse presa da Renzi. Mi pare però che abbia privilegiato un po’ l’idea di partito e questo è un errore.
Il Recovery è stato approvato, un’occasione da non perdere
Le risorse sono importantissime, soprattutto quella del recovery. Abbiamo un’occasione straordinaria, il recovery è più di 4 volte il piano Marshall, se perdiamo un’occasione di questo tipo è molto grave. Le ragioni che possono esserci dietro andavano considerate all’interno di una prospettiva di gestione del paese dei prossimi mesi. Anche dal punto di vista anche la comunità internazionale, la credibilità rischia di ridursi moltissimo.
Il piano è stato approvato con l’astensione di Italia Viva ma questo non lo rende immediatamente operativo. Ci sono alcune cose che vanno discusse e cambiate. Io penso personalmente che, anche per il Veneto e per Venezia c’è bisogno di fare fronte comune per migliorarlo. La parte sulla portualità, ad esempio, a me non convince.
Grillo e l’idea del governissimo
“Siamo in una situazione straordinaria, anomala. Si può condividere o non condividere l’ipotesi di Grillo, io personalmente non la condivido. Non credo che in questo momento serva il cosiddetto “Governissimo”. Credo che bisogna andare avanti col governo di adesso fino alla scadenza naturale delle lezioni. Ma sicuramente il punto di riflessione, sul quale è inutile fare polemiche, assumendosi tutti le proprie responsabilità è che siamo in un periodo straordinario, legato al covid e alle conseguenze economiche e sociali che questo comporta.
Il rischio dei pieni poteri in Italia non esiste
L’esperienza italiana, Berlusconi prima e Renzi poi, dimostra che i pieni poteri non sono possibili. C’è sempre una una compensazione. La verità è che il nostro paese, con tutti i difetti gravi e pesanti, è un paese dove non esiste il colpo di stato democratico, non c’è nessun presidente del consiglio che è in condizione di prendersi i pieni poteri.
Proprio sul Recovery, uno dei punti di discussione su quale Renzi ha puntato il dito, il Parlamento si è molto impegnato in queste settimane. C’è un corposo documento del Parlamento che chiede di essere protagonista della discussione e lo sarà perché è il primo punto di riferimento della qualsiasi governo.
Le polemiche sulla chiusura dei Musei civici
“Adesso siamo in zona arancione ma la polemica è scoppiata quando eravamo ancora in zona gialla e il Veneto e Venezia erano pienamente operative e quindi non c’era nessuna ragione per la quale i musei dovevano essere chiusi”.
“La prima obiezione da muovere è di pensare che i musei servano solo per i turisti. Questa affermazione del sindaco Brugnaro è un errore. Certamente servono i turisti ma c’è anche tutto un pubblico locale che poteva essere stimolato incentivato a parteciparvi”.
“La seconda riguarda la possibilità di utilizzare il periodo di difficoltà e di chiusura per predisporre il piano di riapertura e per gestire anche tutta la parte on-line e telematica dei musei. Anche negli altri musei sta aumentando questo tipo di promozione e coinvolgimento del pubblico. Ma se vengono messi tutti i lavoratori in cassa integrazione, senza selezionare il personale allora la chiusura diventa di conseguenza anche inattività. Deve quindi essere utilizzata la zona arancione per predisporre al meglio sia una riapertura che un’offerta culturale di più ampio respiro”.
“Noi siamo pronti a discutere a riguardo ma in questo momento, soprattutto a Venezia, anche dopo le elezioni, c’è una tensione che non permette di creare una collaborazione tra maggioranza e opposizione, perdendo così delle occasioni. O si gestisce la comunità Veneziana in una logica di conflitto e di scontro oppure si cercano confronti e collaborazioni. É il sindaco che deve decidere per primo. Noi siamo stati disponibili perché abbiamo votato anche all’unanimità un ordine del giorno per ottenere risorse e continuiamo a pensare che sarebbe la strada migliore. Le intese però si fanno in due”, continua Pier Paolo Baretta.
Fondi per Venezia non sufficienti ma dobbiamo collaborare
“Il paese è sicuramente in difficoltà, ma anche le casse dello Stato sono in difficoltà. Il comune di Venezia ha avuto, nell’arco di questi ultimi mesi, 100 milioni per rimborsi a vario titolo legati al covid, 15 milioni sono andati alla città metropolitana.
È probabile che queste risorse non siano sufficienti a ristorare in pieno il punto è proprio questo, riconoscere che c’è uno sforzo condiviso e che siamo in una situazione dove tutti si discute quanto basta quanto serve ancora ma è chiaro che siamo in una situazione dove tutti stanno cercando di contribuire per ottenere il miglior risultato”, continua Pier Paolo Baretta
La distribuzione dei ristori
Per quanto riguarda la distribuzione dei ristori, sono stati mesi in cui era molto difficile fare una distinzione tra coloro che ne avevano effettivamente bisogno e chi no. La preoccupazione di fare la selezione e sbagliare lasciando fuori qualcuno, ci ha portato ad una politica che, in parte, è stata anche a pioggia. La ragione però con la quale si è agito è stata quella di pensare che sia meglio sbagliare in eccesso che lasciare qualcuno che ha veramente bisogno senza un ristoro.