La prima cosa che colpisce accostandosi all’opera e alla figura di Giovanni Giuliani, al di là della potenza del segno, dell’abilità tecnica, della sensibilità introspettiva, è la sua capacità di storicizzare il presente. E lo fa attraverso una rappresentazione epica dell’uomo che lavora.
Un segno duttile
Quando negli anni ’30 arriva la committenza del Conte Volpi di documentare la nascita di Porto Marghera, Giuliani dona vigore al progetto ritraendo non solo le fabbriche, ma il dinamismo dei cantieri popolati da operai. Nella sua concezione, infatti, l’uomo è la misura di tutto, in primis delle architetture, anche le più alienanti. “E’ un segno molto particolare, perché è un segno che si adatta” – commenta il critico d’arte Siro Perin. E’ capace di adattarsi in base alla rappresentazione del soggetto, e quindi è un segno duttile”.
Giovanni Giuliani
Giovanni Giuliani mantiene la sua capacità incisoria, la sua modalità, ma riesce ad estenderla nella rappresentazione, ad esempio, del mondo del lavoro. Qui il segno si fa forte, intenso, oppure si rende quasi impalpabile. Nato nel 1893 e morto nel 1965, ha partecipato a sei biennali d’arte, ha insegnato per quasi 30 anni all’Accademia delle Belle Arti di Venezia e ha istituito grandezza alla disciplina dell’incisione. E’ il primo docente di ruolo a Venezia di tecnica calcografica. Riesce inoltre a ricucire il legame con la tradizione settecentesca trasportando elementi stilistici di collegamento.
L’incisione come arte originale
Sul piano ontologico, è stato lui a dare fondamenti all’incisione come disciplina didattica di arte originale, nel senso che l’incisore non era più considerato in maniera passiva un esecutore di copie. Eppure questo sommo maestro di incisione è meno noto di alcuni suoi allievi, come Giovanni Barbesan o Cesco Magnolato. Il suo carattere schivo non lo ha certo aiutato e, se oggi è possibile ammirare la bellezza della sua Venezia, dei suoi operai, delle sue architetture, il merito non è certo delle istituzioni.
La Galleria Luigi Sturzo
Questo merito va invece a una piccola e fiera Galleria di Mestre, la Luigi Sturzo, che ha accolto il desiderio del nipote Ugo Albanese di rendere omaggio ad un nonno così straordinario. “Io avrei un grande sogno” – spiega, con le lacrime agli occhi, Ugo Albanese. “Vorrei che una qualche istituzione veneziana dedicasse un ricordo, quindi una mostra, a questo artista innamorato di Venezia per tutta una vita”.
La retrospettiva dedicata a Giovanni Giuliani, in tutto 27 opere, rimarrà aperta in Galleria Luigi Sturzo a Mestre fino a mercoledì 29 gennaio.