Cronaca

Polizia di Stato di Venezia ricorda Alfredo Albanese

La Polizia di Stato di Venezia ricorda il Commissario Capo Alfredo Albanese nel 42esimo anniversario dalla sua scomparsa

Nella mattinata di oggi, giovedì 12 maggio, la Polizia di Stato ha ricordato il Commissario Capo Alfredo Albanese. Questo è stato barbaramente ucciso dalle Brigate Rosse la mattina di 42 anni fa a Mestre.

La cerimonia della Polizia di Stato

Alle ore 09.30, alla presenza del Prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto e del Questore di Venezia, Maurizio Masciopinto, si è tenuta presso la Caserma intitolata al funzionario ucciso, sede della Questura di Venezia, la cerimonia commemorativa. Durante la cerimonia, si è svolta la deposizione di una corona d’alloro a nome del Capo della Polizia. Inoltre, è seguito un omaggio floreale alla targa posta nel corridoio dell’Ufficio di Gabinetto della Questura, che ne ricorda il tragico eccidio.

Hanno presenziato alla cerimonia Dirigenti, Funzionari, personale della Polizia di Stato e dell’Amministrazione Civile dell’Interno.

A seguire, alla presenza del Prefetto di Venezia, Vittorio Zappallorto, del Questore di Venezia, Maurizio Masciopinto e dell’Assessore alla Sicurezza del Comune di Venezia, Elisabetta Pesce, si è svolta a Mestre in Via Comelico angolo Via Rielta, nei pressi del “pavè commemorativo” posizionato nel luogo dell’efferato omicidio, una cerimonia in ricordo del Commissario Capo dott. Alfredo Albanese, presenti anche le alte cariche provinciali di Guardia di Finanza, Carabinieri e Polizia Penitenziaria.

Dopo la benedizione del luogo, a cura del Cappellano della Polizia di Stato di Venezia, Padre Piero Rizza e la lettura del messaggio inviato dalla Sig.ra Teresa Albanese, assente per motivi di salute ma collegata in videochiamata, sono seguiti i sentiti ricordi di alcuni amici e colleghi dirigenti, ora in quiescenza, del Commissario Capo Albanese ed una testimonianza del giornalista Adriano Favaro.

Una commovente testimonianza

Inoltre, una commossa testimonianza di una poliziotta, ora in servizio alla Questura di Venezia ma che all’epoca dei fatti, ancora ragazza, si trovò casualmente a transitare in quella tragica mattinata del 12 maggio 1980 lungo Via Comelico. Proprio a causa di quanto accaduto quel giorno decise di entrare in Polizia e dedicare la sua vita a servizio del Paese. La poliziotta ha contribuito a mantenere ancora vivo e pulsante il ricordo di chi, in nome della giustizia e della legalità, ha sacrificato la propria vita.

A concludere la cerimonia è seguito l’intervento del Questore, Maurizio Masciopinto. Quest’ultimo dopo aver ringraziato le autorità intervenute, ha ribadito l’importanza di rinnovare la memoria per continuare a trasmettere alle nuove generazioni i valori della giustizia e del senso del dovere.

Analoga cerimonia, alle ore 10.00, con la partecipazione del Sindaco, delle Autorità locali e del Dirigente del Commissariato di Pubblica Sicurezza, si è svolta a Jesolo. Questa si è tenuta presso il cippo commemorativo posto sull’area di fronte alla scuola media “G. D’Annunzio” in Via Nausicaa a Jesolo Lido.

Il Commissario Capo Alfredo Albanese

Nato a Trani (BA) il 09 gennaio 1947, il Commissario Capo Albanese si laurea in giurisprudenza. Successivamente, entra nell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza nel 1975. Nell’aprile dello stesso anno prende servizio presso la Questura di Venezia. Quindi, gli viene assegnata la dirigenza del Terzo Distretto di Polizia di Mestre. Nel 1979 si trasferisce alla DIGOS della Questura veneziana a capo della Sezione antiterrorismo.

Fra le numerose indagini legate all’eversione, è particolarmente impegnato nella ricerca degli autori dell’omicidio del Dottor Sergio Gori, Vicepresidente della Montedison di Marghera. Quest’ultimo era avvenuto per mano terroristica il 29 gennaio 1980.

L’assassinio

Il 12 maggio 1980 subito dopo essere uscito di casa, in centro a Mestre, fu assassinato da un gruppo di terroristi delle Brigate Rosse. Muore durante il trasporto all’Ospedale Civile di Mestre “Umberto I”, lasciando la moglie Teresa in attesa del loro primo figlio.

Le Brigate Rosse rivendicarono l’omicidio del Dottor Albanese con una telefonata anonima e successivamente con un volantino fatto pervenire in un cestino di rifiuti nel centro storico veneziano.

Successivamente, si individuarono e si arrestarono gli autori dell’efferato assassinio del Dottor Albanese. Al termine delle indagini, infatti, si scoprirono i loro covi nei Comuni di Jesolo e di Udine.

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