L’evoluzione del rapporto tra lavoro e ambiente
Elisio Trevisan, giornalista de “Il Gazzettino”: “Fu un tentativo di chiudere una storia creando delle alternative. Porto Marghera son 2000 ettari di terreno, è un’area gigantesca e quindi abbandonarla sarebbe stato un delirio. Però ci si rendeva conto che non era più sostenibile un po’ per la questione ambientale, un po’ perchè appunto molte aziende dello Stato e anche private stavano abbandonando l’area.”
“Quindi, con quell’accordo che fu fatto col Ministero, col Comune e con gli Enti Locali, si tentò di dare un’alternativa produttiva a questa zona. Dunque, continuare le produzioni eliminando un po’ alla volta quelle nocive sostituendole con qualcos’altro. Quello che venne a mancare fu quel “qualcos’altro”, perchè quell’accordo in realtà non ha mai avuto un seguito.”
Le sfide economiche e ambientali a Porto Marghera
“Quindi, la Porto Marghera a cui si era abituati un po’ alla volta è scomparsa. Fu un bene per l’ambiente, perchè chiaramente i fumi, le esalazioni e i veleni che venivano scaricati anche in mare o sotterrati sotto terra scomparvero. Nel senso che rimasero i veleni che ormai erano stati prodotti, ma un po’ alla volta le fabbriche più nocive vennero chiuse. fu un male dal punto di vista economico perchè non ci fu un’economia altrettanto forte che potesse sostituire quella di Porto Marghera.”
GUARDA ANCHE: Conseguenze delle trasformazioni industriali a Venezia