La vicenda di M.D., 18enne di Portogruaro inizia con il suo arresto, in flagranza, da parte del dipendente Nucleo Radiomobile, nel settembre scorso, in quanto ritenuto responsabile di reati contro la persona. Per tale fatto, veniva quindi sottoposto al regime degli arresti domiciliari a Portogruaro. Pochi giorni dopo però, una pattuglia di questo comando, aveva dovuto ricercarlo per ore, poiché non l’aveva trovato in casa durante un controllo di routine.
Il braccialetto elettronico
Informato di ciò, il GIP di Pordenone, aveva subito disposto l’installazione del braccialetto elettronico. Tuttavia, soltanto il pomeriggio seguente, i militari erano dovuti intervenire nuovamente nei pressi dell’abitazione di M.D. perché era scattato l’allarme del suo braccialetto. Giunti nell’abitazione, si erano così accorti che il giovane aveva cercato di manomettere il dispositivo.
La ricerca a Portogruaro
Nei giorni seguenti però, si succedevano diverse attivazioni dell’allarme del braccialetto, che rendevano necessari altrettanti interventi delle pattuglie per ricercare l’evaso. M.D., sempre rintracciato e ricondotto a casa, si giustificava con scuse banali. Situazione, comunque, non tollerabile e potenzialmente pericolosa.
L’arresto
In esito a tali fatti, oggetto di segnalazione alla competente A.G., il GIP presso il Tribunale di Pordenone Rodolfo Piccin disponeva l’aggravamento della misura degli arresti domiciliari, applicando a M.D. la misura coercitiva della custodia cautelare in carcere.
Nella mattinata odierna i militari della Radiomobile hanno così dato tempestiva esecuzione al provvedimento, associando il giovane presso la casa circondariale di Pordenone.