Una ricerca di FBLab, centro studi della società FB&Associati, ci fa conoscere le professioni dei neo parlamentari che da oggi sono al lavoro a Montecitorio e a Palazzo Madama, innanzitutto per eleggere i presidenti delle loro assemblee.
Con la prima riunione delle Camere, è iniziata ufficialmente oggi la XVIII legislatura, in attesa di sapere chi guiderà le assemblee facciamo un quadro degli eletti, dal punto di vista del ceto sociale e del lavoro di provenienza, grazie a FBLab, il centro studi della società di consulenza FB&Associati che ha analizzato i mestieri dei nuovi deputati e senatori e anche come cambiano a seconda delle forze di appartenenza.
Dai dati raccolti nello studio emerge che la categoria più rappresentata, al 25% del totale, rimane sempre quella dei politici e degli amministratori locali, mentre le altre attività – ripartite in tre aree classificate in ordine decrescente di reddito – sono rappresentate per il 33% dai ceti alti (quindi manager, accademici, medici e avvocati) al 20% da liberi professionisti e per il restante 22% dai ceti medio bassi, come ad esempio dipendenti pubblici e privati, studenti e disoccupati.
Le categorie si ripartiscono in modo diverso a seconda dei partiti, a discostarsi dal trend generale sono soprattutto i parlamentari del Movimento 5 Stelle: in minima parte politici di mestiere, appartengono perlopiù al mondo delle libere professioni e soprattutto ai ceti medio-bassi. Viceversa, il centrodestra di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia schiera fra i suoi ranghi una selezione molto contenuta delle fasce più povere, mentre abbondano le classi medio-alte, nelle fila di Forza Italia, e gli amministratori di professione, che sono quasi la metà dei parlamentari leghisti.
Il Partito Democratico, invece, presenta nella media, portando a Palazzo Madama e alla Camera una ripartizione piuttosto equa: il 29,3% proviene dai ceti alti, il 25,6% da quelli medio bassi e il 28% sono amministratori locali e politici di professione.