Giorni storici per il Veneto e la sanità di Padova in particolare, ancora una volta dopo il primo trapianto di cuore in Italia, avvenuto nel 1985, l’equipe di cardiochirurgia ha tagliato un altro importante traguardo che servirà a salvare molte vite, effettuando il trapianto di un cuore fermo da venti minuti.
Le parole del Direttore cardiochirurgia – ospedale di Padova
Gino Gerosa: “Padova, esattamente come nel 1985 si arriva agli altari della cronaca per il primo trapianto di cuore da donatore in DBD, per la prima volta in Italia a Padova è stato eseguito il primo trapianto di cuore da donatore in morte cardiocircolatoria.”
L’intervento ora apre a scenari nuovi e consente a molte persone in attesa di cuore nuovo di sperare in un allungamento della loro vita, ovvero?
Gino Gerosa: “La possibilità di incrementare di un circa 30% il numero di organi disponibili per i pazienti in attesa di trapianti di cuore.”
Il trapianto di un cuore che si è fermato è una realtà in alcuni paesi del mondo da qualche tempo, ma in Italia l’impresa era più difficile perchè la normativa impone l’impiego del cuore del cadavere, soltanto, dopo venti minuti dopo la sua morte e non cinque come ad esempio nel Regno Unito.
Legislazione in Italia
Gino Gerosa: “Nel mondo il trapianto di cuore in arresto cardiocircolatorio, era fatto da diverso tempo, ma i tempi sono molto diversi. Le epilischemie in Italia erano talmente alte che si pensava non si potesse fare, ma noi ci abbiamo creduto perchè la legislazione in Italia prevede elettrocardiogramma piatto per 20 minuti invece che nel mondo anglosassone dove sono sufficienti 5 minuti.”
Il professor Dino Gerosa ha cercato di spiegare la complessità dell’intervento, evitando troppi tecnicismi.
Gino Gerosa: “Dopo un tempo di ischemia di 42 minuti, l’abbiamo riperfuso, utilizzano la circolazione ex corporea, prima gli abbiamo somministrato una soluzione particolare per ridurre il rischio di ischemia riperfusione e dopo averlo riperfuso per circa due ore, siamo andati a valutare la sua funzione di pompa. Siccome era estremamente soddisfacente, abbiamo deciso che potevamo prelevarlo. Da quel momento tutto è stato identico a ciò che accade tutti i giorni ai trapianti di cuore.”
Non nasconde l’entusiasmo Luca Zaia che si è tenuto aggiornato durante le fasi dell’intervento.
Le parole del governatore del Veneto
Luca Zaia: “Oggi una delle giornate nelle quai dici “io c’ero”. Voi dovete considerare che nel 1985 il trapianto di cuore nel mondo c’era già ma non in Italia e Gallucci lo fece quel 14 novembre 85. Oggi possiamo dire che il trapianto di cuore da cadavere nel mondo c’è, non in maniera così importante, oggi ancora una volta l’azienda ospedaliera di Padova, in Veneto, dice siamo stati i primi anche su questo fronte, quindi è una nuova pagina di storia.
Io l’ho seguita dal primo istante. Ricorderò sempre questa data 11-05-23, io la paragono al 14-11-1985. Vi dico solo che il contesto è praticamente simile, Padova espianta, allora prof, Gallucci (oggi prof Gerosa) va a Treviso e espianta il cuore assieme all’equipe del dott. Minniti di Treviso e poi il cuore viene impiantato. Donatore trevigiano allora donatore trevigiano oggi, su un paziente qui a Padova. Allora Ilario Lazzari, oggi un paziente del quale non diciamo il nome.”
Il lavoro delle cliniche
Il trapianto straordinario è stato possibile non soltanto grazie alle due cliniche di Padova e Treviso, ma anche ad una macchina burocratica oliatissima
Luca Zaia: “Qui il lavoro di team è stato una fase di rianimazione, e quindi dal dott. Zanatta, alla fase di espianto e quindi al dott. Minniti e poi ovviamente prof. Gerosa e team dell’azienda ospedaliera del prof. Gerosa, ma i team a corredo e poi anche quelli diciamo del Centro Nazionale Trapianti per tutte le autorizzazioni, diciamo che qui la macchina ha funzionato a perfezione, meglio di un orologio svizzero. E il risultato è che abbiamo un paziente che è vivo e ha un cuore che funziona benissimo fra l’altro con delle buone coronarie, mi diceva il professore.”
Il progetto del cuore artificiale
E ora si apre un altro fronte, quello del trapianto del cuore artificiale.
Luca Zaia: “Io parlo spesso con il prof. Gerosa. siamo fortunati di averlo qui a Padova come molti altri professionisti. Lavoreremo anche su quel fronte, è un progetto assolutamente impegnativo, avvincente, complicato perchè sono milioni e milioni di euro, forse 30-40-50 milioni di euro, stiamo parlando di veramente un progetto fattibile ma anche avveniristico, però io penso che l’appello debba essere fatto a livello nazionale. Con questi numeri il governo dovrebbe guardare con attenzione questa disponibilità a voler buttare il cuore oltre l’ostacolo e dare vita ad un cuore artificiale tutto italiano.”