Il punto su Belluno e la questione delle autonomie

Autonomie: l’incontro a Tai di Cadore per discutere dell’autonomia e dell’unitarietà.

“A quasi due anni di distanza dall’entrata in vigore della Riforma Delrio, dobbiamo dichiararne il fallimento. Alla montagna servono altri strumenti: peccato che il Pd sia in stato confusionale, come ha dimostrato sul caso Sappada. Anche per questo bisogna andare avanti con il percorso autonomista attivato dalla Regione all’interno della Costituzione”. A dirlo è il senatore Giovanni Piccoli, che sabato a Tai di Cadore, in sala Coletti, ha incontrato cittadini e amministratori per fare il punto sulla specialità bellunese, sulla legge Delrio e sulla riforma costituzionale in atto. Accanto a Piccoli, anche Maurizio Mistri (professore associato di economia internazionale presso l’Università degli studi di Padova) e Daniele Trabucco (assegnista di ricerca post-dottorato in Istituzioni di diritto pubblico presso l’Università degli studi di Padova e professore a contratto di Diritto internazionale presso il Campus universitario Ciels).
“In questi giorni, attorno al caso Sappada, abbiamo toccato con mano quanto il Governo e, in particolare, il Pd non abbiano una linea sul tema dell’autonomia e della corretta gestione degli enti locali, tutto e il contrario di tutto. Da un lato Serracchiani che si dice pronta ad annettere l’intero Bellunese, dall’altro Bressa e De Menech che parlano di unitarietà, senza contare il fuoco di fila su Zaia per aver iniziato il negoziato con il Governo al fine di concordare maggiori forme di autonomia come previsto dalla stessa Costituzione”.
E proprio questo è il punto: “Il negoziato iniziato dalla Regione qualche giorno fa ci deve vedere uniti, come auspicato anche dal Governatore Zaia. In questa partita Belluno deve avere un ruolo da protagonista: l’area bellunese si può rafforzare solo all’interno di una Regione più autonoma e responsabile delle proprie competenze e delle proprie risorse”.
Nel corso della serata a Tai Mistri si è soffermato sulla Delrio giudicandola una “riforma partita con buone intenzioni ma che si è impantanata in contraddizioni profonde, non tenendo conto delle esigenze di area vasta”, mentre Trabucco ha spiegato le sue perplessità sulla riforma costituzionale in atto.
“Su temi come quelli dell’autonomia, occorre superare le logiche di partito: se non lo faremo, Belluno rischia di regredire”, l’appello di Piccoli.

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