Siamo in collegamento con Raffaele Speranzon, capogruppo FDI cons. regionale Veneto, con il quale parleremo del recente sgombero del campo nomadi e al quale chiediamo anche un’opinione riguardo ai disordini a Roma. Nella manifestazione no-vax si sono infiltrati molti membri di Forza Nuova e Casa Pound, e ora i media puntano il dito anche su Fratelli d’Italia.
Cosa pensa delle accuse di violenza rivolte a Fratelli d’Italia circa la manifestazione no-vax a Roma?
“Se si va a caccia dei padri delle violenze e si pensa a Fratelli d’Italia, si commette un errore. Negli anni abbiamo subito violenze, anziché commetterne, io per primo. Noi condanniamo ogni genere di violenza. È giusto manifestare la propria idea ed è giusto avere un’opinione in contrasto, tutto ciò purché non sfoci mai in un episodio violento.
Da parte nostra offriamo solidarietà alla CGIL e a tutti coloro che da questi fatti sono stati offesi durante la manifestazione no-vax. Ciò detto, con Forza Nuova e Casa Pound non c’entriamo nulla: sono dei gruppuscoli di estrema destra con i quali non abbiamo nulla da spartire. Risultano funzionali a chi poi vuole demonizzare la destra italiana” ha detto Raffaele Speranzon.
I no-vax sono tutti riconducibili a quell’area politica?
“I no-vax esistono al di là dell’ideologia politica, quello di cui sono certo è che lo schieramento a cui io appartengo condanna qualsiasi forma di violenza. La possibilità di manifestare è una libertà che va comunque garantita.”
Meloni in queste ultime settimane, però, ha criticato il green pass. Voi siete contrari a renderlo obbligatorio.
“Significa pensarla come la Merkel, come Landini della CGIL. Quindi perché noi la pensiamo come quelli della CGIL, assaltare la loro sede equivale ad attaccare noi” ha detto Raffaele Speranzon.
Il ministro Speranza sta facendo dei passi indietro circa il green pass e la terza dose per gli over 60.
“Sarebbe bello ne facesse uno ulteriore e si dimettesse. Il fallimento del suo mandato è tale che, se non ci fosse il mainstream che nasconde dati statistici crudi, a quest’ora avrebbe dovuto dimettere il suo mandato da un pezzo.”
Passiamo ora a discutere di cos’è accaduto con il campo nomadi, una polemica che ci ha toccato tutti da vicino. Era partito tutto da una bellissima intenzione di Massimo Cacciari, quella di dare ai nomadi che abitavano in condizioni di degrado alla periferia di Mestre un posto adeguato, con dei servizi. La proposta di Cacciari era anche una risposta a chi, tra la popolazione nomade, non accettava l’idea della casa popolare. Però, dopo l’insediamento, sono cominciati i primi arresti, le liti e le faide familiari, fino allo sgombero e alla demolizione delle case mobili.
È fallito così il grande progetto di Cacciari del campo nomadi di Mestre.
“Tra l’utopia e la realtà c’è una grande differenza. Se ragionassimo secondo le regole dell’utopia saremmo capaci di disperdere il denaro pubblico in attività infruttuose. L’idea di integrazione forzata che c’è alla base ha fallito: edulcorarla non è servito a cambiare le cose.
Il fallimento, tra l’altro, è misurabile su due fronti. In primo luogo è stata spesa una somma più che considerevole di soldi pubblici, nell’ordine dei 5 milioni di euro. In secondo luogo non è stata data la possibilità ai cittadini di Venezia di dare un parere su una simile scelta amministrativa” ha detto Raffaele Speranzon.
“All’epoca ero consigliere comunale e ricordo che cercai se ci fosse nel programma elettorale di Cacciari, che gli permise di diventare sindaco, l’intenzione di realizzare queste case mobili per i Sinti. Non trovando nulla, noi dell’opposizione avviammo una raccolta firme e ne ottenemmo 13.000 contrarie. Eravamo convinti e possiamo col senno di poi affermarlo, che questo schema di integrazione forzata avrebbe portato a un’ulteriore ghettizzazione. Le condizioni del nuovo campo, in capo a pochi mesi, erano tali e quali a quelle del vecchio campo. La spesa pubblica è stata un vero e proprio spreco.”
Valeva anche la pena provare, non è d’accordo?
“Forse sì, ma non a spese dei cittadini e dei loro contributi. In questo caso non era una soluzione da provare, poiché il fallimento era piuttosto evidente a priori. Ho contrastato da subito l’iniziativa e 10 anni dopo, con l’opera raso al suolo, sono felice di essermi ferocemente opposto. Avevo ragione. Di quelli che sono stati evacuati dal campo, alcuni si sono trasferiti nelle case popolari, altri continuano a fare i nomadi” ha detto Raffaele Speranzon.
Alcuni quindi hanno finito per accettare la stanzialità della casa popolare.
“Sì, è così. Per favorire l’integrazione credo sia necessario separarli dal clan, o dalla tribù, chiamiamola come volgiamo. In caso contrario continueranno a rappresentare un grave problema sociale e non metteranno i minori in condizioni di ricevere una corretta educazione e diventare bravi cittadini.”