Renzo Mazzaro: il giornalista in tempo di pace e di guerra

"Il mestiere del giornalista non è facile, in tempo di guerra si rischia la vita, in tempo di pace come minimo una denuncia"

Il punto della settimana di Renzo Mazzaro. “Parliamo ancora di guerra, purtroppo, ma dal lato dell’informazione. Come viaggiano le notizie? Sappiamo per certo che in Russia in questo momento chi parla di guerra e di invasione dell’Ucraina e non di missione di pace, come l’ha chiamata il presidente a vita Putin, rischia fino a 15 anni di carcere.

Renzo Mazzaro, giornalista

Non abbiamo invece altrettanta certezza su altri fatti. Per esempio sul bombardamento dell’ospedale avvenuto l’altro ieri nella città di Mariupol. L’ambasciatore russo a Londra sostiene che non era un vero ospedale ma era stato requisito dal battaglione Azov, cioè dai militari ucraini che da lì sparavano. Naturalmente il governo ucraino sostiene il contrario, è stato un crimine contro l’umanità perché era un vero ospedale e le persone si sono salvate perché erano rifugiate nei sotterranei.

Qualcuno ha detto che in guerra la prima vittima è la verità. Io invece dico che non occorre aspettare la guerra, la verità cade vittima anche in tempo di pace. Verità con la v minuscola naturalmente, mi guardo bene dal dire verità con la V maiuscola … Perché chi ha il potere, in qualunque paese sia o latitudine si trovi, a qualunque partito appartenga, non ama mai che si vada a ficcare il naso dietro le quinte, che si vada a indagare sulle decisioni che prende, peraltro in nome e per conto delle persone che dice di rappresentare.

Il mestiere del giornalista non è facile, in tempo di guerra si rischia la vita, in tempo di pace come minimo una denuncia, una richiesta di danni spesso solo presunti, ma non è escluso che anche in tempo di pace non rischi una schioppettata.

E noi che siamo i destinatari di queste notizie, come ci comportiamo? Io vorrei tirare una conclusione che ci riguarda. Non vorrei che il giornalismo cosiddetto d’inchiesta sia molto apprezzato quando indaga sulle magagne degli avversarsi politici, quando illumina gli altarini di chi non è nostro amico. Quando invece tocca la parte amica, il partito in cui militiamo, allora diventa la famosa macchina del fango costruita per infamare persone innocenti.

Vi lascio questo dubbio per non dormire” ha concluso Renzo Mazzaro.

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