Renzo Varagnolo, segretario regionale Filt CGil Veneto ci spiega la situazione portuale e il dramma delle aziende di trasporto.
Renzo Varagnolo e il porto
Si spera in una prossima apertura del processo di escavazione dei canali, che attualmente secondo l’ordinanza, non permette l’ingresso di navi con un pescaggio superiore ai 10, 20 m, e a seguito degli scavi si arriverebbe ai 12.
Per prima cosa è necessario che l’autorità marittima, organo di competenza per i lavori sui canali, certifichi l’efficacia degli scavi. In questo modo e con la corretta manutenzione dei canali, si aiuterebbe la ripresa del traffico portuale. E’ stata sottoscritta una cassa integrazione in uno dei terminal più importanti di Venezia, il VECON (terminal container), segno che la crisi c’è e pesa. Qualora si arrivasse agli scavi, non è detto che si avrebbe il ritorno delle navi commerciali perse nel 2019, o durante l’emergenza Covid. Sicuramente resta intatta la domanda di far arrivare al porto navi con un carico maggiore di merce, che porterebbe maggiore lavoro e maggiore redditività per le imprese.
La situazione è maggiormente critica ora, rispetto al primo lockdown, quando il porto ha continuato a lavorare. C’è un assestamento dei mercati dovuto alla crisi. Questo si deve ai ritardi degli ordinativi della navi, per cui si sta lavorando con mesi di ritardo, in pratica le navi che dovevano arrivare tre mesi fa arrivano ora.
Situazione trasporti
I trasporti sia pubblici che privati avevano subito un pesante tracollo nel periodo di lockdown, passando alla distribuzione di servizi minimi e indispensabili, unicamente da parte delle compagnie pubbliche. Le imprese private hanno subito un completo blocco, soprattutto a causa dell’assenza di turismo. La situazione è migliorata durante il periodo estivo, con il raggiungimento del 100% della capienza dei mezzi durante il mese di agosto.
Con l’apertura delle scuole la situazione si è fatta tesa. Sarebbero serviti necessariamente dei rinforzi, arrivati solo durante i mesi di settembre e ottobre, attraverso l’utilizzo di mezzi privati da parte delle imprese pubbliche.
L’ordinanza di Zaia parla chiaramente di ripristinare la capienza dei mezzi pubblici al 50%, il che significa un consistente calo del lavoro. Il blocco imposto dalle 22 alle 5, permette di risparmiare corse e personale. Si tratta di risorse da reintegrare per un rafforzamento, in modo che a tutti sia data la possibilità di usufruire del servizio in sicurezza. Le imprese private potrebbero essere messe a supporto di tali necessità, ma per questo obbiettivo è necessario avere una chiara conoscenza della richiesta da parte dell’utenza.
Viaggiare nei mezzi pubblici in assoluta sicurezza, tutelando la salute dei passeggeri, è la priorità auspicata dal governo. Per arrivarci vanno predisposte delle condizioni per la gestione delle persone alle fermate e stazioni, in modo tale che non ci siano resse, il che comporterebbe un rischio per la salute, e lo sviluppo di una situazione che non permetterebbe a tutti l’utilizzo di un servizio pubblico.