Riscopriamo “Mefistofele” di Boito al Teatro La Fenice

Il nuovo allestimento di "Mefistofele", ad opera di Patrice Caurier e Moshe Leiser, verrà messo in scena al Teatro La Fenice in 5 date nel mese di aprile

Figura geniale mai abbastanza ricordata, Arrigo Boito è stato compositore, poeta e librettista innovativo e di grande personalità. Nato a Padova nel 1842, l’opera che lo consacra nel panorama del melodramma italiano è “Mefistofele”.

È tratto dal Faust di Goethe, un fiasco alla prima del 1868 alla Scala di Milano ma poi, opportunamente riveduto e corretto, è entrato nel repertorio dei titoli più rappresentati e incisi. È proprio “Mefistofele” di Arrigo Boito che viene riproposto nel cartellone del Teatro La Fenice di Venezia, dal quale mancava da 55 anni, ovvero dal 1969.

I nomi protagonisti del nuovo allestimento di “Mefistofele”

Ora giunge in un nuovo allestimento, firmato dalla coppia trasgressiva di registi franco-belgi: Patrice Caurier e Moshe Leiser, quest’ultimo autore anche delle scene. I costumi, invece, sono di Agostino Cavalca; il light design di Christophe Forey, il video design Etienne Guiol e, infine, la coreografia di Beate Vollack.

Alla testa dell’orchestra e coro del Teatro La Fenice, Nicola Luisotti; maestro del coro Alfonso Caiani. In palcoscenico troviamo anche le voci bianche dei piccoli cantori Veneziani, preparati da Diana D’Alessio. Di prima grandezza il cast di interpreti, dove, nei ruoli principali, troviamo: Alex Esposito, Piero Pretti e Maria Agresta.

Secondo Patrice Caurier si tratta di un affresco filosofico

Il regista Patrice Caurier ha dichiarato: “Mefistofele è più un affresco filosofico che una normale trama teatrale. Le questioni affrontate in quest’opera sono universali, e non riferibili a un preciso periodo storico come il Medioevo”.

“Lo spettacolo si apre con un palcoscenico totalmente vuoto, a parte una poltrona dove è seduto Mefistofele. È un teatro abbandonato, l’opera ci conduce, quindi, in un giardino, in un carnevale, in un sabba. Ma questi non sono luoghi reali sono tutti modi in cui Mefistofele intende ingannare Faust”.

Moshe Leiser e la musica come consolazione

Prosegue il regista Moshe Leiser: “Non so se un palcoscenico vuoto sia contemporaneo o meno. È solo un teatro dove nulla viene portato in scena”.

“Ma alla fine, quando Faust si sta riconducendo all’idea di una città ideale, dove la gente si ama, prende un violoncello e attende la morte suonando. Dunque, questa è la risposta alla disperazione dei nostri tempi; la musica può essere consolazione”.

Le dichiarazioni del direttore d’orchestra: siamo tutti Faust

A sua volta, il direttore d’orchestra, Nicola Luisotti, ha dichiarato: “Sono da sempre profondamente affascinato dal mito di Faust. Il mito di Faust siamo noi”.

“Nel momento in cui ci chiediamo il perché delle cose, in cui desideriamo arrivare a comprendere la verità, siamo tutti Faust. Per questo, credo che il Faust di Goethe sia un capolavoro assoluto e credo anche che non sia possibile metterlo in musica meglio di come fece Boito nel 1868”.

5 recite di “Mefistofele” in programma ad aprile

“Mefistofele” sarà proposto nell’edizione critica a cura di Antonio Moccia, con sopra-titoli in italiano e in inglese.

Sono cinque le recite in programma al Teatro La Fenice, dal 12 al 23 aprile. Di forte impatto la scena ambientata tra gli ultras di una partita di calcio: mai i cori da stadio furono più grandiosi e solenni, grazie a Boito.

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