Nella quinta puntata di “Stanno facendo un 48”, programma condotto da Patrizio Baroni, abbiamo discusso insieme ad Enrico Bernardi, primario del pronto soccorso negli ospedali di Treviso, Conegliano e Vittorio Veneto, e il Dottor Giovanni Leoni, vicepresidente nazionale dell’Ordine dei Medici, della medicina di prossimità, ovvero il sistema che deve garantire a ogni cittadino una tempestività di intervento in caso di problematiche di salute. Il Dottor Roberto Capelli spiega come sono cambiate le cose per un medico di base dopo la pandemia.
Cosa ha comportato il covid per un medico di base
“La situazione attualmente vede un grosso impegno da parte di tutto il personale sanitario, medici di base, dei vari distretti e di ospedale per riuscire a gestire al meglio l’emergenza. Siamo fiduciosi del fatto che stanno procedendo comunque, anche con qualche difficoltà di approvvigionamento, con le vaccinazioni su vasca scala.” Queste le parole del medico di base Roberto Capelli.
Problematiche burocratiche anche per i medici di base
Questo è un dannoso problema perché negli ultimi anni sono salite le responsabilità legali di un medico legale e a fronte di questo sale anche un carico di tipo burocratico che complica e rende meno agevole la gestione diretta tra medico e paziente.
Le persone pensano che il medico di base sia un lavoro unicamente svolto nelle ore di laboratorio ma molto tempo è dedicato all’aspetto burocratico per gestire il sistema. Questo dovrebbe far riflettere e liberare dalla parte amministrativa i sanitari, per consentire un attività più diretta nella gestione dei pazienti piuttosto che dover rincorrere le attività burocratiche, le quali finiscono per svilire l’attività clinica e ridurre l’approccio tra medico e paziente.