C’attesa tra le imprese, che hanno chiuso per tre mesi e che non hanno ricevuto aiuti dal governo, per i finanziamenti a fondo perduto della Regione veneto. I bandi dovrebbero essere pubblicati il 15 giugno. Ne abbiamo parlato con Roberto Marcato, assessore regionale allo sviluppo economico che ha parlato di aiuto destinati ad alberghi, bar e ristoranti e di un piano anche per lo spettacolo.
Roberto Marcato
Nei giorni scorsi è stato presentato nel corso del punto stampa del Presidente Luca Zaia, il piano degli interventi economici messo in campo dalla Regione del Veneto per supportare le imprese venete nella ripresa post-Covid19. “Questo è un piano chirurgico – sottolinea Roberto Marcato – perché abbiamo cercato di intercettare tutte le aree in maggiore difficoltà per fornire loro strumenti adeguati alla ripresa dopo la chiusura obbligata dai decreti governativi. I numeri complessivi indicano 320 milioni di euro di investimenti dal Bilancio della Regione del Veneto, 270 milioni di euro di risorse si terzi attivabili grazie al cofinanziamento regionale. Tutto ciò permetterà di portare a 1 miliardo e 400 milioni di euro i finanziamenti nattivabili, raggiungendo circa 13.000 imprese”.
Locali da ballo
Roberto Marcato ha incontrato i rappresentanti FIPE e dei locali da ballo e ha detto: “i primi a chiudere e gli ultimi a riaprire. Il governo dia risposte ad un settore strategico per la nostra economia. Serve dare una risposta agli imprenditori e ai lavoratori del mondo dei locali da ballo e delle discoteche: o si dà loro la possibilità di riaprire in maniera sostenibile oppure bisogna immaginare provvedimenti specifici a sostegno di queste attività fin tanto che non potranno aprire com’erano prima. Ma una risposta dal Governo va data quanto prima”.
“In Veneto importanti attività sono a rischio chiusura – chiarisce l’assessore – parliamo di un settore che nella nostra regione conta su 5.000 addetti diretti e 15.000 addetti indiretti. 20.000 persone che rischiano di rimanere senza lavoro e senza coperture quali, ad esempio, la cassa integrazione. E questo sarebbe un dramma non solo economico, ma soprattutto sociale”.