Gli scavi attorno alla Basilica di San Marco per salvare dalla marea il prezioso pavimento della chiesa che fa emergere opere dimenticate e geniali
Emergono le prime sorprese dallo scavo della pavimentazione che circonda la basilica di San Marco dalla porta dei fiori all’angolo di Piazzetta dei Leoncini. Con il rinvenimento di lastre in marmo e pietra d’Istria utilizzate durante i restauri del primo Novecento e «recuperate» come si faceva allora dalla macerie dopo il crollo del campanile, nel 1902.
I lavori sono stati avviati per proteggere dagli allagamenti il nartece, ossia l’ingresso alla chiesa pavimentato con mosaici di rara bellezza e hanno portato alla luce l’antico reticolo dei gatoli.
Si tratta della rete di scarico delle acque, piovane e di marea, costruita molti secoli fa con una tecnica che i dirigenti dei lavori definiscono eccezionale perchè prevede l’utilizzo dei materiali tenuti insieme da pietra e sabbia con l’ausilio di di calce, ma senza l’impiego di mattoni o di nuovi materiali come il cemento.
Ora ripuliti dal fango i gatoli hanno restituiti gli interessanti reperti del campanile. Il progetto prevede di riattivare questa rete dimenticata, e alla fine di posizionare i «tappi in gomma sugli scarichi per impedire il flusso della marea. Il nartece, la parte più antica della Basilica e più bassa della città, 68 centimetri sul medio mare, dovrebbe così restare all’asciutto fino a una quota di marea di 80-90 centimetri.