Ospite di questa puntata di “Sanità Eccellente per Tutti” condotta da Luigi Gandi è il dottor Pietro Gasparoni, medico di medicina interna e specialista in endocrinologia e in ecografia specialistica interventistica. In questa parte dell’episodio il conduttore e l’ospite discutono sull’approccio tra l’anziano, le sue malattie e la sanità.
Il medico di famiglia
Tradizionalmente il paziente che ha problemi sanitari si rivolge al medico di famiglia, che un tempo aveva una conoscenza trasversale, in quanto era prevalentemente un medico di medicina interna.
“Pian pianino questa figura si è un po’ allontanata dal rapporto con le persone per vari motivi: riempito la burocrazia, l’eccessiva richiesta, la riduzione del numero di medici di famiglia. Oggi c’è una crisi spaventosa di presenza di medici di famiglia.” ci spiega il dottor Gasparoni.
Inoltre, un altro fattore che influisce è il grande distacco che è avvenuto tra la medicina del territorio e quella specialistica. “Nei primi decenni della mia attività c’era un rapporto continuo: il medico di famiglia ti telefonava in ospedale, tu rispondevi, aveva urgenza di ricoverare il suo paziente, ti fidavi di quel medico di famiglia. Oggi questo rapporto è stato interrotto.”
Sanità popolare gratis per tutti: commenta Pietro Gasparoni
Luigi Gandi riafferma che il suo programma è per la sanità popolare, gratis per tutti. “Quella che Zaia sbandiera dappertutto. Dice che il Veneto ha la migliore sanità d’Italia.”
Sull’argomento, Pietro Gasparoni afferma “La sanità è cambiata proprio nelle modalità di approccio, di prestazione alla persona. Noi possiamo trovare nel veneto delle qualità eccellenti dal punto di vista specialistico. Siamo sempre diventati più specialisti, ma ci siamo dimenticati completamente della persona nella sua globalità.” Il medico spiega che i motivi non sono di oggi.
“Io credo che uno dei primi errori dal punto di vista dell’organizzazione della sanità lo combinò la Bindi quando, Ministro della Sanità, non avendo qualche centinaio di migliaio di lire da dare di più agli operatori sanitari, ai medici e agli infermieri, permise la libera professione dentro l’ospedale. Quello creò, ovviamente, una separazione, siccome i soldi piacciono a tutti, di allungamento progressivo delle liste d’attesa pubbliche per permettere la libera professione.”
Il dottor Gasparoni poi pone l’esempio del Trentino alto Adige. “Questo, ad esempio, nel Trentino Alto Adige non è avvenuto se non negli anni recenti. L’attività del medico pubblico ben retribuita doveva esaudire no solo l’attività istituzionale ospedaliera, ma anche quella specialistica rivolta all’esterno. Però un medico pagato bene è solo attività pubblica.”
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