Stanno Facendo un 48

Scuola a distanza: l’aspetto psicologico sugli studenti

Come e quanto incide l'aspetto psicologico sugli studenti ma anche sui docenti in relazione a questa nuova forma di scuola a distanza

La Dad, didattica a distanza: questo è l’argomento della seconda puntata di “Stanno Facendo un ’48″, trasmissione condotta da Patrizio Baroni. Abbiamo chiesto il parere della Professoressa Elena Ramacciotti, docente all’IC Silvio Trentin di Mestre su come incida l’aspetto psicologico sugli studenti ma anche sui docenti in relazione a questa nuova forma di dover vivere la scuola a distanza.

Un approccio all’aspetto psicologico

“Una precisazione da dover fare è che, nella scuola media secondaria di primo grado, abbiamo avuto la fortuna di stare in presenza fino a due settimane fa. Quindi per noi veramente due settimane di DAD non sono niente. Per ciò che riguarda l’aspetto psicologico, invece, io vorrei ricollegarmi a quello che ho sentito dire. Ovvero il fatto che le situazioni più complicate si aggravano nella didattica a distanza. Per mia esperienza personale e di miei colleghi non è sempre così.” Racconta la professoressa dell’IC S. Trentin.

Scuola distanza

“Abbiamo verificato infatti che alcuni ragazzi che magari avevo dei problemi di comunicazione in classe, che non erano i cosiddetti ‘popolari’, o che erano particolarmente timidi, con la didattica a distanza sono riusciti a esprimersi diversamente. Per ciò che riguarda l’approccio psicologico, sto cercando di vedere il positivo imponendomi di trovare gli aspetti positivi di questa nostra situazione.”

Piattaforme di comunicazione per professori e studenti

“Per quanto riguarda le piattaforme in uso mi sembra che sia l’IC Trentin che il Morin, usando la stessa piattaforma, abbiano dato ai ragazzi un grande mezzo. In questo modo possono scrivere mail all’insegnante e possono scrivere su questo strumento che è una classe virtuale. In realtà siamo molto più in comunicazione di quanto non lo fossimo prima.

Questi strumenti poi ce li portiamo dietro quando siamo in presenza perché la mail, la richiesta durante il pomeriggio o la comunicazione alle 10 di sera continua ad esserci. Quindi da un certo punto di vista c’è un vantaggio. E’ ovvio la scuola in presenza non sarà mai sostituibile.”

“Comunque confermo che alla fine, come mostra il detto la fame tira fuori il lupo dal bosco, siamo stati costretti a trovare delle soluzioni diverse. Concludo dicendo che io, forse, con dei ragazzini più piccoli sono abbastanza contenitiva come insegnante e li chiamo molto spesso. In questa situazione è difficile che se ne vadano per conto loro a farsi il cappuccino o a mettersi su Facebook. F

orse è più un problema dei ragazzi delle superiori. Anzi direi che, quasi al 90%, i ragazzi non vedono l’ora di fare lezione perché sono molto demoralizzati dallo stare a casa e non vedere i compagni e almeno nella nella classe virtuale li vedono e ci possono parlare.”

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