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L’offerta formativa delle scuole professionali

Le scuole medie sono chiuse ed è tempo per i ragazzi di decidere quale scuola scegliere. Cosa cerca oggi chi vuole un lavoro? Ne parliamo in questo servizio

Alle scuole professionali come l’Engim di Oderzo vengono formati degli studenti che poi faranno pasticceria, panificazione, alberghiero. Ma perché poi nel mondo del lavoro c’è così difficoltà a trovare ragazzi e persone che vogliono intraprendere questo tipo di attività?

I docenti dei professionali

Carlo dalla Longa, docente di panificazione alla Engim di Oderzo: “Il vero valore oggi è il tempo libero, non il denaro. Dare mentalità e input, sognare nella propria vita. C’è poco da fare, chi fa questo tipo di lavoro, lavora mentre gli altri fanno festa. Cerchiamo di ragionare insieme ai ragazzi per trovare i punti positivi per dare l’input per orientarsi in queste categorie di lavoro. Non c’è un lavoro facile, nessuno. Non c’è un lavoro brutto, nessuno. Ci sono lavori che danno più o meno soddisfazione. Puntiamo sui ragazzi che hanno la propensione a realizzarsi facendo questo tipo di lavoro.”

Cristiano Gaggion, docente di pasticceria alla Engim Oderzo: “C’è sicuramente un problema del manifatturiero che porta via molte risorse, perché la vedono come una soluzione più semplice. Noi a scuola, soprattutto qui, stiamo facendo un percorso che va a coinvolgere i ragazzi. Fa capire l’importanza di utilizzare la mente e le mani per lavorare. Non è solo una questione economica, trovare un buon lavoro, ma c’è anche una questione personale di passione. Dobbiamo noi per primi dare loro questo stimolo. Far capire loro che sono mestieri gratificanti, sotto tutti i punti di vista”.

La parola ai responsabili

Mario Boccanegra, vicepresidente provinciale Gruppo panificatori di Treviso: “Io lo dico sempre, il nostro lavoro che è demonizzato da orari e via dicendo, non è più quello di una volta. Adesso, con tutte le tecnologie, è un lavoro fattibile, molto meno faticoso di altri.”

Alberto Pessa, responsabile Engim di Oderzo: “Se avessimo il doppio degli studenti, probabilmente riusciremo a far lavorare il doppio dei ragazzi. E’ un mercato in crescita che ha un’altissima domanda. Credo che si paghi lo scotto di un retaggio culturale che considera questi lavori semplici, che non sviluppano i talenti. Si pensa ancora che la formazione dei professionali sia una scuola di serie B per ragazzi che non ce la possono fare in altri settori. In realtà, oggi abbiamo conferme esattamente opposte.

I ragazzi che escono dal professionale continuano il percorso di studi anche a livello universitario e raggiungono una laurea. La maggior parte, quasi la totalità, entra nel mondo del lavoro e trova un lavoro soddisfacente. I segnali sono positivi, dobbiamo lavorare per far capire che non è una scuola di serie B, e non preclude il futuro dei ragazzi”.

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