Oggi siamo in collegamento con Sebastiano Costalonga, Assessore al Commercio del comune di Venezia. È diventato un volto noto per i telespettatori di TeleVenezia, ma non solo. Da quando è diventato Assessore al Commercio, ha fatto tantissimi “bagni di commercianti” in questi mesi.
L’ultimo l’ha fatto in Calle de la Mandola, quando c’è stata una levata di scudi, contro un negozio che avrebbe dovuto essere aperto da un imprenditore cinese, perché era riuscito ad ottenere un contratto d’affitto pagando molto.
Calle de la Mandola è una delle zone più eleganti di Venezia e l’idea che accanto a negozi eleganti, griffati, con il Made in Italy, nascesse un negozio che con il Made in Italy non aveva nulla, ha suscitato le “perplessità” dei commercianti. I commercianti hanno stampato un manifesto e l’hanno affisso in tutte le vetrine. Hanno sollevato un polverone. LEGGI ANCHE: Mercato San Michele: distribuite le sportine con il logo mercatale
Che cosa ne è di questo polverone, Sebastiano Costalonga?
“Essendo nato a Venezia, mi trovo bene a parlare con le attività commerciali, andando direttamente sul posto. La manifestazione che si è creata, è stata una manifestazione molto positiva perché c’è stato modo di scambiare opinioni con persone che lavorano nel campo di questa Venezia così delicata e vorrebbero essere aiutate per portare avanti le tradizioni dell’artigianato, che hanno sempre contraddistinto Venezia nel passato.
Anni passati perché purtroppo, con l’introduzione della Legge Bersani, i centri storici hanno avuto una trasformazione che andava in direzione opposta rispetto alla qualità. Essere tra i commercianti che vogliono tenere alta la qualità di Venezia, mi faceva sentire a mio agio perché andavano nella stessa direzione che questa amministrazione sta percorrendo. Riuscire ad evitare che ci siano attività di bassa qualità a Venezia”.
Uno contro tra due culture
Quella che vorrebbe seguire il mercato e affittare il negozio a chi paga di più e quella che vorrebbe una città del lusso, che è anche quella che vorrebbe il Comune di Venezia. Basta lanciare un appello ai proprietari degli edifici e dei negozi, per dire di affittare solamente ad un certo tipo di persone, oppure bisogna fare qualcosa di più?
“Noi non vogliamo per forza il lusso, ma vogliamo la qualità. Quei negozi tipo “tutto ad un euro”, che sono nati per il turismo “barbaro” che arriva in giornata, sono quelli che l’amministrazione punta a rimuovere. Questo perché l’amministrazione va nella direzione opposta, ovvero quella della qualità.
Il tentativo dell’amministrazione era sicuramente quello di sensibilizzare i proprietari che danno in affitto i negozi, per farli pensare anche al loro interesse: tenere la città di un certo livello, puntando sulla qualità dell’aspetto sociale. Questo può essere in contrasto con la libertà di un bene: dispongo di un bene e decido io chi mettere in affitto. Il problema è che si ha il rischio di far diventare Venezia quella che non è. Sia per quanto riguarda la micro criminalità e la criminalità organizzata, sia per quanto riguarda il fenomeno di negozio di basso profilo”.
Su questa analisi siamo tutti d’accordo, però come si può intervenire?
“L’intervento dell’amministrazione comunale, che già era partito nel 2019, era stato quello di creare e sperimentare un regolamento ad hoc per l’area Realtina, l’area di San marco, per limitare determinate merceologie in queste zone. Questa sperimentazione terminerà a fine anno e giusto in questi giorni abbiamo mandato una lettera al Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, per chiedergli di confermare questo regolamento e di estenderlo anche in quelle zone in cui c’è un flusso elevato di turismo”.
Il regolamento deve quindi essere approvato dalla regione?
“Non deve essere approvato dalla regione ma deve esserci un’intesa tra regione e comune. Deve esserci l’ok della regione Veneto e della sovraintendenza.
Questo regolamento che cosa prevede? Dei paletti per chi vuole affittare?
“Sì, ci sono tre sezioni: tipo ci merceologia, la fideiussione bancaria per gli extracomunitari perché ci sono continue aperture e chiusure di attività da parte di persone che non provengono dall’Europa, che evadono le tasse facendo concorrenza sleale agli altri commercianti, e per ultimo la suddivisione della merceologia in base al codice Ateco e alle zone”.
Cosa dicono i proprietari degli edifici?
“Dovranno rispettare il regolamento, altrimenti l’amministrazione non concederà la possibilità di aprire l’attività. Per questo stavamo tentando di spiegare ai proprietari, durante la manifestazione, che l’amministrazione sta puntando su questa direzione e quindi è inutile dare le attività in gestione a persone che offrono di più, ma piuttosto tentare di portarsi a casa un’attività artigianale o produttiva di un certo livello, che permetterà continuare ad avere questi introiti anche per gli anni successivi”.
Negozi di qualità
C’è anche un altro fronte che è quello dei residenti. I negozi devono essere di qualità per avere turismo di qualità. Bisogna però conciliare questi negozi con chi risiede a Venezia, che si trova una riduzione incredibile di negozi e si trova costretto a fare la spesa in terraferma.
“Stiamo cercando di aiutare il più possibile, infatti abbiamo dato in gestione anche dei locali del comune. Per esempio alla Giudecca, hanno appena aperto un fruttivendolo. La questione è cercare di non sfruttare la questione del “negozietto di vicinato” per poi fare altro. Per esempio, in Campo Santa Margherita, ci sono dei negozi di alimentari che sono diventati dei negozi di vendita di bottiglie di birra per le movide notturne”.
Assessore Sebastiano Costalonga, la vita è dura, insomma. Bisogna vigilare costantemente.
“Fino adesso non abbiamo ancora perso un ricorso al TAR, perciò le cose che facciamo, le facciamo bene”.
Quando dovrebbe entrare in funzione questo nuovo regolamento, Sebastiano Costalonga?
“Speriamo di concluderlo per i primi di gennaio, forse anche prima”.
Poi bisognerà anche far arrivare i turisti danarosi, ma questa è un’altra pagine e ne parleremo un’altra volta.
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