Si chiama “shockwave” ed è una tecnica innovativa che utilizza onde d’urto simili a quelle utilizzate per il trattamento dei calcoli renali. In questo caso è stata però utilizzata nel trattamento delle stenosi. Queste si formano all’interno delle arterie coronarie, le quali limitano il flusso sanguigno e determinano la sofferenza del muscolo cardiaco. La nuova tecnica è stata utilizzata in questi giorni, con successo, nell’Emodinamica dell’Ulss4.
Il direttore della cardiologia di San Donà di Piave, Giovanni Turiano, spiega il processo
“Per il trattamento delle stenosi coronariche da anni sono disponibili tecniche endoscopiche per via percutanea. Utilizzano cateteri a palloncino per dilatare i restringimenti delle arterie coronariche e consentono l’impianto dei cosiddetti stent. In presenza di calcificazioni importanti delle arterie l’angioplastica coronarica risulta tuttavia, in vari casi, impraticabile”. Tali calcificazioni non sono dilatabili con i cateteri a palloncino e quindi si ricorre all’intervento di bypass aorto-coronarico. La invasività ed il rischio per il paziente, soprattutto se anziano, è superiore all’angioplastica coronarica.
Le nuove frontiere tecnologiche hanno sviluppato per il trattamento delle lesioni calcifiche importanti. La tecnica “shockwave” è detta anche a “palloncino”. L’ha introduciamo nella coronaria per via percutanea come nelle procedure standard, e la colleghiamo ad un’apparecchiatura. Questa invia elettroimpulsi in grado di frantumare la calcificazione.
Continua il Dottor Turiano: “A quel punto è possibile dilatare in maniera adeguata la coronaria. Posizionare uno o più stent onde ottenere un risultato ottimale. Lo stesso sistema può essere utilizzato anche per dilatare stent già precedentemente posizionati e non correttamente espandibili con le tecniche standard”.
Il paziente curato con lo Shockwave
Il paziente trattato all’ospedale di San Donà con la nuova tecnologia era già portatore di stent che, a causa di importanti calcificazioni della coronaria, non era espanso correttamente e aveva perso la corretta geometria, compromettendo il flusso del sangue. Dopo l’erogazione degli elettroimpulsi le formazioni calcifiche si frantumano frantumate ed è stato possibile dilatare lo stent in maniera ottimale.
Conclude il Direttore di Cardiologia: “Queste procedure effettuate per via percutanea sono mininvasive. Infatti si impiega la sola anestesia locale. Questo per consentire il posizionamento di un introduttore, generalmente da una arteria del braccio, dal quale poi inseriamo i materiali condotti sino al cuore sotto controllo radiologico. Con questa tecnica è possibile dimettere il paziente il giorno successivo all’intervento”.
L’equipe di Emodinamica
L’equipe di Emodinamica è composta dalla responsabile Elena Guerra, dai medici Leonardo Di Ascenzo, Luca Falco Marco Nato Bengoa, e dagli infermieri Alessandro Cattelan, Antoniazzi, Iseppi, Marin, Prata, Cantiello, D’Amore e dalla coordinatrice Francesca Stringhetta.
Nell’anno 2021, nonostante la fase pandemica legata al Covid 19, in Emodinamica hanno effettuato 1241 procedure di cui 441 interventi di angioplastica coronarica.